Conosco Giuseppe Savino da qualche tempo e soprattutto condivido con lui amicizie di gente buona e stimata. Giuseppe è un (giovane) agricoltore e un buon comunicatore, e Dio sa quanto nel nostro Paese ci sia bisogno di giovani agricoltori, ma ancor di più di buoni comunicatori della categoria.

"Tu amigo es mi amigo", credo che nel mondo sia necessario contare su una rete di amici buoni e stimati dal prossimo.

 

L'altro giorno Giuseppe ha chiesto aiuto ai suoi amici dopo che la sua coltivazione di tulipani era stata distrutta da un fortunale. Un evento che lo accomuna ai tanti agricoltori italiani che devono oggi affrontare le inopinate conseguenze del cambiamento climatico – Giuseppe è una parte del tutto e ha ben rappresentato (comunicato) la disperazione di un momento. Disperazione significa perdere la speranza, cadere nell'angoscia e nello sconforto: succede, soprattutto a chi perde il proprio raccolto in pochi minuti.

Di speranza ha invece bisogno oggi il settore agricolo, specie quando non può contare su grandi capitali. Capitali da impiegare per costruire serre o accendere assicurazioni, tanto per stare alle parole di Selvaggia Lucarelli, che ha attaccato (selvaggiamente…ci sta, dai) Giuseppe sul web.


Ecco: non conosco Selvaggia Lucarelli. Non la conosco di persona, purtroppo. Perché Selvaggia (nomen omen: può essere un alibi) è l'apoteosi nazionale del gentil sesso: per intelligenza, arguzia, carattere, assolutamente non ultima la dolicomorfa grazia.

Se fossi Re Sole la inviterei a Versailles per l'incomparabile esprit. Se fossi un gommista attaccherei al muro dell'officina il suo poster. Se fossi un playboy mi rovinerei con la fleurop interflora (esiste ancora?).

Ma sono solo un vecchio agronomo e allora mi chiedo: ma Selvà, con tutti i casini e le sfighe di sto Paese, proprio con Giuseppe te la devi prendere?

Comprendere la disperazione di un agricoltore per un cittadino può essere impossibile, conoscere le angosce di un settore è necessario: telefonami pure che ti spiego tutto.