Trovo perlomeno curioso il pressoché totale disinteresse della società moderna per le due materie vitali (che ci danno vita): l'aria e l'acqua.
Per l'aria osserviamo, per esempio, la situazione nella Pianura Padana, che risulta essere una delle aree più inquinate del Pianeta (con assoluto primato europeo): i monitoraggi indicano forti inquinamenti anche in molte aree rurali lontane da centri urbani e/o industriali.
Per l'acqua sono ancora basito dallo scarso utilizzo (2 miliardi su 248 totali, se non mi sbaglio) dei fondi Pnrr per le infrastrutture idriche primarie, fra cui l'importantissima costruzione di piccoli, medi e grandi invasi. Lo abbiamo già scritto e lo scriveremo mille volte ancora: l'acqua sarà il vero problema dei prossimi decenni in tutta Italia, soprattutto al Sud.
Lo scenario oramai evidente da tempo e scientificamente confermato è quello di una concentrazione delle precipitazioni in poco, pochissimo tempo - talora con effetti dannosi o distruttivi. Si allungano i periodi siccitosi e si accorciano i periodi piovosi: scenari sempre dannosi per l'agricoltura, un settore che nel nostro Paese dovrà modificarsi e adattarsi alla nuova situazione climatica, non certo con vantaggio. Il buon senso indicherebbe che è opportuno oggi per domani provvedere a stoccare i maggiori quantitativi di acqua possibili, per le necessità agricole, urbane e industriali oltre che per la produzione, dove possibile, della sempre più preziosa energia idroelettrica.
Altri interventi fondamentali nel settore idrico sono l'ammodernamento e il potenziamento del sistema irriguo (sono stati stanziati sempre dal Pnrr 800 milioni) e la depurazione delle acque reflue per il riutilizzo in agricoltura e manifattura (600 milioni): anche in questi casi denari che dovranno esser spesi con estrema attenzione per aver i migliori risultati. Giova ricordare che il ritorno di questi investimenti può essere elevatissimo, non solo in termini economici ma anche ambientali ed ecosistemici.