Temiamo che anche il nuovo anno sarà dominato dall'incertezza e dagli andamenti fluttuanti dei mercati delle commodity agricole.
L'invasione russa dell'Ucraina (e forse anche la siccità in tante aree del Pianeta) ha fatto volare le quotazioni a partire dai primi mesi del 2022: alla borsa di Chicago e poi in tutto il mondo si sono toccate cifre record per i futures di grano, mais e soia. Poi le quotazioni sono scese e hanno pressoché ri-assunto i medesimi livelli prebellici.
Il percorso al ribasso è stato compiuto, in diversa misura, da tanti altri prodotti trattati nelle borse merci: dal gas naturale, al cotone fino al legname.
Per il grano il mercato è stato calmierato per effetto degli accordi fra i belligeranti dello scorso luglio, che permettevano la partenza dei carichi di grano dai porti ucraini - accordi poi rinnovati a novembre per altri 120 giorni. L'export ucraino secondo United Nations Food e Fao rimane tuttavia al di sotto dei livelli precedenti il febbraio 2022 e potrebbe ora rallentarsi per effetto di un inasprimento del conflitto.
Mais e soia sono in forte collegamento con il mercato del petrolio visto che sono materie prime largamente utilizzate per la fabbricazione di etanolo (il mais) e di biocarburanti (la soia).
L'andamento dei mercati per il 2023 non sarà però solo influenzato dalla guerra e dai fenomeni climatici avversi: anche i tassi di interesse avranno il loro peso. Si potrebbe prevedere che la stretta monetaria decretata dalle banche centrali possa causare una (si spera lieve) recessione globale, con conseguente indebolimento della domanda e arretramento delle quotazioni. Un arretramento che potrebbe trovare un limite negli elevati costi di produzione oggi affrontati da tutti gli agricoltori del mondo.
I mezzi di produzione paiono infatti non seguano le stesse curve delle commodity: l'urea, per esempio, ha toccato livelli elevatissimi in aprile, poi si è avuta una discesa ma si è rimasti però ben al di sopra della media quinquennale. A queste variabili se ne aggiungono poi tante altre: a partire dall'andamento economico della Cina post covid alle oramai conclamate conseguenze del cambiamento climatico.