Si è concluso con successo il 18° Congresso Nazionale del Conaf, il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali organizzato a Firenze con lo slogan "Protagonisti del nuovo rinascimento".
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Il punto sul Congresso Nazionale del Conaf
E per fare un bilancio dei lavori congressuali e dare uno sguardo d'insieme su quello che è il ruolo attuale e quello futuro della professione, abbiamo intervistato la presidente Sabrina Diamanti.
Presidente, questo è stato il primo Congresso organizzato dopo la pandemia, come è andato?
"Io mi ritengo altamente soddisfatta, sia per l'alta partecipazione, con quasi 450 persone nei 3 giorni di lavori, sia per l'alta qualità dei relatori e anche per la percezione della forte volontà e desiderio di tutti di esserci ed essere finalmente di nuovo insieme di persona.
È stato un Congresso ambizioso, con numerosi temi da trattare: da qui la scelta delle 5 tesi congressuali e delle 3 tavole rotonde. Sono emersi contenuti importanti che ci hanno fatto capire che il percorso intrapreso a livello nazionale è corretto, in particolare quello del creare relazioni e rapporti con altre realtà professionali e con le amministrazioni e gli enti pubblici.
Abbiamo ricevuto il riconoscimento di altre professioni, tanto da avere avuto la richiesta di partecipare al Congresso anche da professionisti di altri ordini, in particolare dai medici, per il concetto dell'approccio one health e l'importanza del verde pubblico e privato per il benessere psicofisico.
Il rapporto con i medici è frutto anche di un percorso iniziato prima della pandemia, con una collaborazione con la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri sui temi della qualità del cibo e della corretta alimentazione".
Il covid ha impattato sulla professione?
"Sicuramente sì, almeno inizialmente per lo stravolgimento della quotidianità tutta. A questo è seguita una pronta risposta da parte degli iscritti.
Non è stato facile, anche al livello istituzionale. All'inizio abbiamo rischiato di non essere riconosciuti come codice Ateco tra le professioni indispensabili, limitando notevolmente soprattutto le attività di campo e l'assistenza tecnica alle aziende, fortunatamente siamo stati ascoltati da parte del governo e ce l'abbiamo fatta.
La pandemia, purtroppo, ha lasciato e sta lasciando strascichi, come è emerso anche dalla prima tavola rotonda sugli aspetti dell'accesso alla professione, alla redditualità e alla parità di genere. In particolare, è stata rilevata una forte riduzione delle attività soprattutto delle donne durante la pandemia, che poi ha ovviamente comportato anche una disparità reddituale tra uomini e donne, visto che le donne hanno lavorato di meno. Un fenomeno che non ha riguardato e non riguarda solo gli agronomi, ma che abbiamo voluto far emergere all'interno del Congresso perché manca ancora un welfare attivo, che copra i professionisti in caso di malattia o di assistenza domiciliare ai familiari, come è stato necessario spesso durante la pandemia".
Quali sono le opportunità che offre la professione in questo contesto di cambiamento economico?
"Adesso per noi è un momento centrale, e lo dimostra il fatto che molti colleghi non sono riusciti a partecipare perché troppo impegnati. È importante sottolineare che rappresentiamo una categoria di professionisti che sanno cogliere le nuove opportunità lavorative, anche se diverse da quelli che sono o che erano gli incarichi di cui si occupavano normalmente.
Si nota, invece, una difficoltà per l'accesso alla professione da parte dei giovani. Una difficoltà che sta portando anche ad un calo degli iscritti all'Ordine, dal momento che i neo laureati tendono di più ad orientarsi verso attività lavorative che immaginano come più stabili, spesso come dipendenti, lasciando a margine o scartando la libera professione. Per questo come Consiglio Nazionale stiamo lavorando per realizzare un dialogo continuo con l'università per l'orientamento verso la professione e con i colleghi, così da garantire una maggiore azione di affiancamento e supporto dei giovani iscritti.
Le opportunità, infatti, ci sono e sono molte, alcune anche nuove e richieste, come è emerso durante i lavori del congresso. I temi legati alla sostenibilità, ad esempio, sono strettamente legati all'attività professionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali. Ma si aprono anche altri ambiti come l'accesso al credito, prima poco considerati e che stanno diventando importanti. Qui la figura del dottore agronomo o del dottore forestale diventa centrale per mettere in contatto e garantire una comunicazione tra il mondo bancario e finanziario e quello agricolo. Un discorso analogo, inoltre, lo si può fare parlando di sviluppo delle agroenergie o della gestione dei rifiuti organici, dove la nostra figura professionale è capace di dare un contributo tecnico fondamentale e molto richiesto".
E il rapporto con il mondo dell'agricoltura come è?
"Sicuramente continuiamo ad essere un punto di riferimento per il settore. Quello che è più difficile è assolvere al nostro ruolo di guida per le aziende in questo mondo in continua trasformazione, dal cambiamento climatico alle nuove patologie alle nuove necessità legate alla sostenibilità".
Ma quanto è conosciuta e riconosciuta la figura dell'agronomo, oggi?
"Una certa mancata visibilità esiste e condivido che i responsabili di questo siamo anche noi. Quello che ci manca è in po' orgoglio di appartenenza, un senso corporativo necessario per proporci con autorevolezza di fronte al mondo del lavoro e al mondo delle amministrazioni pubbliche. Dobbiamo esser orgogliosi di fare questa professione, di essere dottori agronomi e dottori forestali. E per questo anche la comunicazione è fondamentale ed è un ambito in cui c'è ancora molto da fare.
In questi 3 giorni abbiamo sentito ripetere da tutti che, volendo impegnarci per un mondo che produca in modo sostenibile, innovativo, attento alla salute, gli agronomi e forestali sono addirittura troppo pochi: ecco che dobbiamo darci da fare per far conoscere la bellezza e le opportunità di questa professione".
Cosa intende per "proporci con autorevolezza" alle pubbliche amministrazioni?
"Dobbiamo trovare un linguaggio comune: spesso le difficoltà sono legate a questo, anche laddove l'obiettivo finale è lo stesso. Porto spesso l'esempio della convenzione con il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri per la gestione del patrimonio forestale, che operano sul territorio con compiti contigui ai nostri. La firma della convenzione è stata l'inizio di una sinergia che ci ha fatto conoscere e che ha portato benefici a tutta l'attività e al lavoro sul territorio, sia nostra che loro.
Lo stesso modello dialogante dovrà essere realizzato anche con altre branche della amministrazione pubblica, in cui la nostra immagine è sfocata e talvolta fraintesa, in particolare con le sovrintendenze per mettere a fattor comune la reciproca volontà di conservare e tutelare paesaggio e beni ambientali e culturali".