"In prospettiva, la facilità di accesso al credito, anche per un'azienda agricola, sarà favorita se questa risponde ai criteri Esg e se gli investimenti vanno in quella direzione".

 

Luca Crema, coordinatore del Dipartimento di Economia, Estimo e Ingegneria Rurale del Conaf non ha dubbi sull'importanza che i fattori Esg stanno assumendo nel dirigere i flussi di finanziamento per gli investimenti, anche in agricoltura. Proprio al Dipartimento che coordina si sta infatti lavorando a creare uno schema che permetta di descrivere sia le condizioni economiche sia quelle Esg delle aziende agricole, per favorire un dialogo con gli istituti di credito. In altre parole, stanno lavorando alla costruzione di un linguaggio comune che permetta a banche e aziende agricole di capirsi, sia per quanto riguarda la parte economica sia per quanto riguarda i criteri Esg.

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Per approfondire cosa siano i famosi criteri Esg e perché anche le aziende agricole di più piccole dimensioni devono iniziare a tenerli in considerazione, abbiamo incontrato proprio Luca Crema, agronomo e consigliere di Conaf. Lo abbiamo intervistato a margine di un convegno organizzato proprio da Conaf che si è tenuto a Mantova il 18 settembre scorso, durante l'ottava edizione di "Valutazioni immobiliari: cultura e mercato del real estate" (a cura dell'Istituto di Estimo e Valutazioni, E-Valuations), e dal titolo "Nuove competenze estimative per valutare sistemi agricoli e agroindustriali sostenibili e innovativi".

 

Un momento del convegno organizzato da Conaf

Un momento del convegno organizzato da Conaf

(Fonte foto: Barbara Righini - AgroNotizie®)

 

Cosa sono i criteri Esg e perché interessano anche le aziende agricole?

"La sigla è un acronimo inglese, E sta per "environmental", S sta per "social" e G sta per "governance", ovvero: ambientale, sociale e di governo dell'azienda. I criteri quindi riguardano questi tre aspetti e la verifica dell'impatto delle attività aziendali e degli investimenti su questi aspetti. Nonostante le aziende agricole, che in Italia spesso hanno piccole dimensioni, non siano tenute al bilancio di sostenibilità, dovranno in realtà presto fare i conti con i fattori Esg.

 

Particolarmente importante è la E, il fattore ambientale, per valutare il quale si fa riferimento alla cosiddetta tassonomia (Regolamento 852/2020). Gli obiettivi sono legati quindi, in questo caso, ad azioni che vanno a mitigare l'impatto dei cambiamenti climatici, a quelle che favoriscono l'adattamento ai cambiamenti climatici, all'uso sostenibile e alla protezione delle acque e delle risorse marine, all'economia circolare, compresa la riduzione e il riciclo dei rifiuti, alla prevenzione e riduzione dell'inquinamento. Infine, particolarmente importante per le aziende agricole, si fa riferimento alla protezione e al ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Sono fondamentalmente tutti aspetti che riducono le emissioni climalteranti, c'è quindi sicuramente da tener presente l'incremento dell'utilizzo di fonti di energia rinnovabili e il miglioramento dell'efficienza energetica aziendale e ci sono poi tutte quelle azioni attuate dalle aziende per incrementare la loro resilienza ai cambiamenti climatici.

 

La S di social riguarda invece tutti gli aspetti che hanno a che fare con la correttezza dei rapporti lavorativi, con la conservazione dei diritti umani e con la parità di genere.

Con G di governance, si intende una direzione aziendale che non punti solo sull'obiettivo economico ma che comprenda anche obiettivi Esg.

 

Un aspetto non indifferente è poi quello che comprende il principio Dnsh, ovvero "Do No Significant Harm". Significa che se, con la gestione aziendale, miglioro uno degli aspetti Esg, non devo arrecare danno agli altri fattori. Il rispetto dei criteri Esg è un obbligo che riguarda solo aziende di grandi dimensioni, gli istituti di credito, le banche e le assicurazioni. La validazione del loro bilancio economico è strettamente legata al bilancio di sostenibilità. Ciò significa che la certificazione di bilancio non ha validità se non è accompagnata anche da un bilancio di sostenibilità certificato.

 

Sappiamo che, nella maggior parte dei casi, le aziende agricole non redigono il bilancio. Dal momento però che probabilmente saranno coinvolte nella filiera produttiva di aziende più grandi, saranno queste ultime a chiedere loro di rendere conto dell'adozione dei criteri Esg. Gli indicatori della grande azienda infatti sono la sommatoria di tutti i comportamenti delle aziende fornitrici. Se un'azienda agricola si trova nella catena del valore di aziende più grandi, penso in particolare alla trasformazione e alla distribuzione, non potrà ignorare i fattori Esg per poter restare fornitrice".

 

Anche le banche sono coinvolte, questo che impatto ha sull'azienda agricola?
"Le banche sono obbligate a redigere il bilancio di sostenibilità e sono coinvolte nella catena del valore perché forniscono credito. Gli utenti, in questo caso le aziende agricole, anche piccole, ottengono condizioni di favore se rientrano nell'ambito dei criteri Esg dettati dalle banche. Se l'azienda risponde agli indicatori, se i suoi investimenti sono classificati come sostenibili, accede a linee di credito più favorevoli. Abbiamo quindi un aspetto produttivo e un aspetto che riguarda la finanza e l'accesso al credito.

 

C'è un'altra cosa da considerare, per quanto riguarda le banche. Loro hanno un indicatore fondamentale che si chiama Gar, ovvero Green Asset Ratio. Il Gar non è altro che il rapporto fra gli impieghi della banca, le erogazioni fatte per l'esecuzione di investimenti che rispondono ai criteri Esg e le erogazioni totali. Più alto è l'indice, meglio la banca si posiziona. Il Gar è un indice che va pubblicato, fa parte delle informative obbligatorie delle banche. Il soddisfacimento dei criteri Esg porta le banche a un pricing più favorevole per il credito, la conseguenza è che si avranno tassi d'interesse più bassi per specifici investimenti che risultano sostenibili".

 

Intervista a Luca Crema, coordinatore del Dipartimento di Economia, Estimo e Ingegneria Rurale del Conaf

 

Gli istituti di credito, nel valutare il rating, il merito creditizio di un'azienda agricola, tengono in considerazione le esternalità positive della stessa?

"C'è un'influenza in effetti, ma è di carattere indiretto. Mi spiego: se la mia azienda agricola si trova in un territorio di pregio e si orienta verso attività che si conciliano con questo, attività connesse per esempio come l'ospitalità, attività attente al paesaggio, quest'azienda avrà maggiore prospettiva di sopravvivenza. È questo che interessa la banca. Alla banca interessa che il credito che concede abbia minore rischiosità possibile e valuta l'azienda agricola in funzione di questo. L'esternalità positiva dell'azienda agricola quindi è rapportata alla maggior stabilità dell'azienda agricola.

 

D'altra parte ci sono dati statistici pubblicati che ormai hanno dimostrato che parametri elevati Esg corrispondono ad aziende più resilienti e più solvibili, meno soggette a criticità finanziarie. Ecco anche perché le banche vedono di buon occhio gli investimenti che migliorano i fattori Esg".

 

Possiamo fare qualche esempio di investimenti che sono ben visti dalle banche?

"Chi ha investito in miglioramento dell'efficienza energetica e autoproduzione di energia elettrica, naturalmente è stato meno soggetto alle fluttuazioni dei prezzi, quando si è presentata la crisi energetica. Anche per quanto riguarda i fertilizzanti, quando il prezzo dei fertilizzanti è basso nessuno si accorge dell'importanza di utilizzare sottoprodotti, letami, residui di coltivazione. La banca vede bene tutti gli investimenti che danno stabilità, sicurezza.

 

Per esempio quindi possiamo citare tutto ciò che riguarda le energie rinnovabili. Vanno nella direzione giusta gli investimenti che rinnovano le strutture agricole produttive e che creano efficienza e miglioramento dell'uso delle risorse. Un esempio potrebbe essere la riduzione dei consumi di acqua, investire quindi in sistemi irrigui più efficienti o in agricoltura di precisione, per ottimizzare l'uso delle risorse".

 

Cosa consiglierebbe ad aziende agricole che stanno per chiedere un finanziamento?

"È importante che le aziende agricole imparino a fare programmazione finanziaria degli investimenti, a fare la loro valutazione economica e a mettere già in conto i criteri Esg. La pianificazione finanziaria serve perché, anche quando si accede a finanziamenti in conto capitale, occorre stare attenti ai tempi. Salvo rari casi, infatti, per poter avere la liquidazione del contributo occorre avere già realizzato l'investimento.

 

Sostanzialmente quindi, prima l'azienda agricola paga di tasca propria e di conseguenza deve avere la risorsa per fare l'investimento, deve poter coprire il periodo compreso fra il pagamento e l'erogazione del contributo. La banca copre ma deve essere a conoscenza che l'azienda agricola ha ottenuto l'ok a una domanda di contributo, sapendo quindi che rientrerà del finanziamento in tempi rapidi. In questi casi la banca chiede tutta la documentazione che sta dietro l'investimento. Ogni volta che l'azienda agricola decide di investire, deve valutare l'investimento nel merito, non deve rincorrere i contributi pubblici. Deve essere sicura che serva veramente e, con un business plan, deve verificare la sua liquidità.

 

Per verificare la sostenibilità dell'investimento, è importante affidarsi a un tecnico che conosca i processi produttivi agricoli e che sia in grado di valutare l'investimento. La valutazione deve essere poi fatta tenendo presente i criteri Esg. Se decido per esempio di investire in una stalla nuova, può essere che costi meno costruirla con impiantistica e strutture classiche. Il prodotto che consegnerò però avrà così indici Esg più bassi e può essere che ciò non mi consenta di continuare la fornitura. Le decisioni di investimento influiscono sulla competitività aziendale".

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