Sono 81 le grandi dighe che ricadono nel perimetro del Distretto dell'Appennino Meridionale (Dam) e vengono utilizzate prevalentemente per dare acqua a importanti comprensori irrigui, pur in un contesto di utilizzo plurimo. Più precisamente, il 49% delle acque è destinato a uso irriguo e il 37% è utilizzato per la generazione di elettricità, mediante centrali idroelettriche. Solo una percentuale molto più piccola e che non supera il 2% è recapitata per uso potabile, mentre il 4% afferisce a uso industriale. Ma il potenziale di accumulo reale di questi bacini è ridotto di circa il 28% rispetto alla capacità di progetto - ben oltre 2.400 milioni di metri cubi d'acqua - e sono necessari ingenti investimenti per assicurare al Sud tutta la preziosa risorsa idrica di cui ha bisogno: a cominciare da quella necessaria nelle campagne per irrigare. Non a caso il Dam ha programmato interventi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per oltre 1.126,81 milioni di euro, aggiuntivi rispetto agli interventi ordinari - già in parte finanziati - per complessivi 296,24 milioni.
 
Questa recente fotografia degli usi delle acque delle grandi dighe del Sud e degli investimenti necessari per tenerle in piena efficienza è stata scattata nel corso del terzo Focus organizzato dal Distretto dell'Appennino Meridionale che redige i piani di gestione delle acque a tutela e salvaguardia dei beni del territorio. Un processo di pianificazione sul quale i comuni, gli enti territoriali e tutti gli stakeholder del territorio sono chiamati a fornire il loro contributo d'idee e proposte per arrivare a dei piani di gestione condivisi ed efficaci. Per raggiungere questo obiettivo, e in particolare giungere al "Progetto di Piano di Gestione Acque" e al "Progetto di Piano di Gestione Rischio Alluvioni" è stato attivato un processo d'informazione e consultazione lo scorso gennaio. In tale sede sono emersi molti altri dati interessanti.

"Affrontare il tema delle risorse idriche richiede, urgentemente, considerazione e trattazione in termini di filiera dell'acqua nella sua interezza
- ha dichiarato Vera Corbelli, segretaria generale dell'Autorità di Bacino del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale - dalla disponibilità alla distribuzione e gestione, passando attraverso la valutazione dello stato quali quantitativo delle risorse all'uso e correlazione delle stesse con l'ecosistema. Solo un approccio sistematico e interdisciplinare, in linea con i contenuti dell'Agenda 2030 e con il Programma Next Generation EU, può fornire risposte concrete e durature alle necessità del sistema territoriale, ambientale e sociale".

Dove nasce il deficit d'invaso

Se si confrontano i volumi totali delle acque negli invasi con quelli autorizzati dal Ministero delle Infrastrutture si riscontra un deficit di circa 670 milioni di metri cubi. Oltre la metà delle "grandi dighe" presenti nel territorio del Dam sono dislocate prevalentemente in Calabria, Campania e Basilicata. Il volume totale stoccabile supera i 2.400 milioni di metri cubi, sebbene in ragione delle limitazioni il volume attualmente invasabile supera di poco i 1.700 milioni di metri cubi.

A incidere sul volume totale invasabile è anche il mancato completamento del collaudo, che interessa poco meno del 30% degli invasi, alcuni dei quali anche particolarmente importanti nell'ambito degli schemi idrici distrettuali (ad esempio: Conza della Campania e Monte Cotugno).
Il sistema dei "grandi invasi" presente nel territorio del Distretto dell'Appennino Meridionale costituisce uno degli assett fondamentali dei sistemi di approvvigionamento idrico dell'area distrettuale, in particolare per quanto attiene i trasferimenti idrici interregionali.

Intervento in atto e proposti: il piano ordinario

Le programmazioni curate dall'Autorità di Bacino nell'ambito del Piano Nazionale Idrico (Piano Straordinario, Piano Invasi) e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in sinergia con quelle già avviate con le programmazioni precedenti (ad esempio il Piano Operativo Infrastrutture), mirano, tra l'altro, al recupero della capacità d'invaso e dei sistemi di utilizzo delle risorse idriche invasate, anche allo scopo incrementare il grado di resilienza dei sistemi di approvvigionamento rispetto all'impatto dei fenomeni di siccità più o meno severa.

In particolare, gli interventi finanziati sia sul Piano Straordinario per la realizzazione degli interventi urgenti (decreto del Ministero Infrastrutture n. 526 del 7 dicembre 2018) che sul primo stralcio del Piano Nazionale degli Interventi nel Settore Idrico - sezione "Invasi" (Dpcm del 17 aprile 2019) ammontano a 157,81 milioni di euro.

C'è poi un'ulteriore quota d'interventi proposti per un valore che ammonta a 138,43 milioni di euro a valere sul secondo stralcio del Piano nazionale degli interventi nel settore idrico - sezione "Invasi".

Si tratta d'interventi finalizzati al completamento delle opere e dei grandi sistemi idrici incompiuti; opere di manutenzione straordinaria e di messa in sicurezza di grandi adduttori; interconnessione di sistemi idrici regionali, interregionali e/o interdistrettuali; Interventi di efficientamento di opere di derivazione, accumulo e utilizzo della risorsa idrica.


La partita del Recovery plan

Gli interventi proposti dal Dam sul Recovery plan ammontano a un valore di 1.126,81 milioni di euro: si tratta d'interventi di rilievo strategico su base distrettuale finalizzati all'incremento della sicurezza e resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico primario per gli usi civili, agricoli, industriali e ambientali. Tra questi c'è ad esempio la diga di Campolattaro in Campania, la riqualificazione di parte del sistema irriguo del Fortore, ed altri.

In tale contesto si inserisce il sistema infrastrutturale gestito da Ente per l'Irrigazione di Puglia Lucania e Irpinia, che in particolare comprende le dighe di Camastra, Acerenza, Genzano di Lucania, Serra del Corvo, Conza della Campania, Saetta, Pertusillo e Monte Cotugno. La legge di Bilancio 2019 ha conferito al segretario generale dell'Autorità di Bacino il ruolo di commissario straordinario di Governo per l'avvio e la realizzazione degli interventi di competenza dell'Eipli, nelle more di costituzione della società che subentrerà all'Eipli per la gestione delle opere.


Quanto è grande il Dam

Il Distretto dell'Appennino Meridionale copre una superficie di circa 67.459 km2, comprende 1.632 comuni con una popolazione residente al 2020 di 13.389.146 abitanti. Interessa complessivamente sette regioni (include interamente Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e in parte Abruzzo e Lazio), 17 bacini idrografici), 25 province (di cui sei parzialmente), cento comunità montane, 39 consorzi di bonifica, 879 aree naturali protette.