Produzione, è testa a testa tra Grecia e Italia
All'avanguardia nella produzione sono i paesi membri del Coi, che da soli produrranno 2.834.000 tonnellate, ovvero il 93,4% del totale mondiale nell'annata 2020/2021. La produzione europea dovrebbe attestarsi a 2.057.000 tonnellate, in crescita del 7% rispetto all'anno precedente. A guidare il gruppo Ue c'è la Spagna, che dovrebbe registrare un aumento del 24,4%, con una produzione stimata di 1.400.000 tonnellate. Seguono l'Italia con 270mila tonnellate (-26,2%), la Grecia con 270mila tonnellate (-1,8%) e il Portogallo con 100mila tonnellate (-28,8%).La produzione negli altri paesi membri è prevista pari a 777mila tonnellate (-32,4%). In Tunisia la produzione dovrebbe raggiungere circa 140mila tonnellate (-68,2%), seguita dalla Turchia con 210mila tonnellate (-8,7%), dal Marocco con 160mila tonnellate (+10,3%) e dall'Algeria con 90mila tonnellate (-28,7%). Altre 200mila tonnellate sono attese da paesi non ancora membri, ovvero Siria, Australia e Cile.
Importazioni 2020/2021, Usa in testa
Guidano la classifica per le importazioni di olio di oliva gli Stati Uniti d'America con il 33% del totale di prodotto importato nell'annata commerciale 2020/21. Seguono l'Ue con il 21%, il Brasile con il 9%, il Giappone con il 6%, il Canada con il 5%, la Cina con il 4% e l'Australia con il 3%. Messico e Russia importano il 2% e altri paesi con il 15%.Confagricoltura, urgente un Piano olivicolo nazionale
Confagricoltura in una nota sottolinea che siamo di fronte al "Secondo anno di 'bassa' per la produzione nazionale di olio d'oliva, uno dei fiori all'occhiello del made in Italy". E anche se il forte calo italiano (-26,2%) non è isolato, occorre rafforzare il comparto e la filiera."La forte riduzione della nostra produzione - afferma Walter Placida, presidente della Federazione olivicola nazionale di Confagricoltura - è ormai diventata endemica. Occorre risolverla presto con un approccio pragmatico e fattivo. Siamo diventati il terzo paese produttore dopo Spagna e Grecia, rimanendo primi consumatori. La nostra olivicoltura è un patrimonio inimitabile che vive difficoltà strutturali e commerciali nonostante la qualità dei prodotti. Siamo primi al mondo per biodiversità, con oltre 500 cultivar che danno vita ad oli con profili aromatici unici nel panorama mondiale, senza contare la cultura, la qualità delle produzioni, la salvaguardia ambientale e paesaggistica, lo sviluppo e la ricerca tecnologica".
"È necessario - sottolinea Placida - un Piano olivicolo nazionale che consenta di impiantare nuovi oliveti e recuperare quelli abbandonati. Serve garantire, su tutto il territorio nazionale, valore al lavoro dei nostri agricoltori, riconoscendo un giusto sostegno alla filiera agricola impegnata nella produzione di un olio extravergine di oliva di qualità, garantendo un prezzo equo, adeguato e remunerativo".