Ciliegie alla guerra dei prezzi in Puglia: l'argomento arriva all'attenzione del dipartimento Agricoltura della Regione, con l'impegno immediato - da parte dell'assessorato Agricoltura - a ridefinire rapporti di trasparenza e costi con la Grande distribuzione organizzata e riconoscere agli agricoltori prezzi che non vadano al di sotto dei costi medi di produzione elaborati da Ismea.

A medio termine sarà necessario agire sulla programmazione delle produzioni e sull'aggregazione per mettere al sicuro le campagne future, ma anche sulla promozione nei mercati nazionali ed esteri e su tanto si lavorerà nei prossimi mesi. È questo, in sintesi estrema, l'esito della riunione convocata dall'assessore regionale all'Agricoltura Donato Pentassuglia, su richiesta delle organizzazioni agricole, cui hanno partecipato il 3 giugno i rappresentanti di Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri, per far fronte comune contro le speculazioni ed il deprezzamento sui mercati delle ciliegie pugliesi.

Quanto avvenuto negli ultimi giorni in Puglia, in particolare nel barese, dove si trovano 17mila ettari di ciliegeti, l'85% della regione, è presto detto: i piccoli frutti rossi di più elevata qualità e gradimento presso i consumatori - quelli della famosa varietà Ferrovia - in campagna sono stati pagati anche meno di un euro al chilogrammo e in alcuni casi gli agricoltori hanno rinunciato alla raccolta, che costa - da sola - non meno di 1,5 euro al chilogrammo. Numeri che hanno effetti dirompenti perché vanno moltiplicati con la dimensione della cerasicoltura della provincia di Bari: con 47mila tonnellate è la prima provincia italiana per produzione di ciliegie raccogliendo il 34% della produzione nazionale e la produzione di ciliegie in Puglia è pari al 39,8% del totale nazionale.
 

Resoconto della riunione con Pentassuglia

L'assessore Pentassuglia - secondo quanto riferiscono le Coldiretti, Confagricoltura Cia e Copagri Puglia - si è impegnato innanzitutto a studiare misure strutturali volte al rilancio di una delle filiere più importanti della Regione Puglia, oltre che a convocare i rappresentanti della Gdo per avviare un confronto e tentare di trovare un'intesa sulle possibili soluzioni per riequilibrare e sostenere il mercato della ciliegia pugliese.

È inoltre emerso che a medio termine appare non più rinviabile un processo di aggregazione dei produttori ancora più forte di quello sin qui realizzato. Fare massa critica significa non solo avere un potere contrattuale più elevato, ma essere anche in possesso delle risorse necessarie per fare programmazione ed investire nella ricerca varietale.

Inoltre, occorre programmare campagne cerasicole nelle quali la produzione non sia subito ingolfata da grandi quantitativi, ma che distribuisca la raccolta sull'arco di più settimane. Sarà necessario, poi, saper realizzare una programmazione anche rispetto alle diverse qualità: nei mercati rionali e cittadini, così come nei supermercati, devono arrivare prodotti di grande qualità che siano remunerativi per i produttori. Allo stesso tempo, è necessario prevedere che una parte dei raccolti, quelli caratterizzati da calibri e resa qualitativa differente, possa prendere altre strade, come la trasformazione in bevande, succhi di frutta, confetture, prodotti essiccati, preparati vitaminici.
 

L'evoluzione del mercato in provincia di Bari

Ecco come si è evoluta la situazione di mercato. Le ultime quotazioni all'origine pubblicate da Ismea registrano sulla piazza di Bari il 28 maggio per le ciliegie Bigarreau - prodotto di massa - prezzi compresi tra 1,00 euro al chilogrammo sui minimi e 1,10 euro sui massimi, ma sono state pagate anche molto meno secondo Coldiretti. E già il prezzo rilevato Ismea è sensibilmente al di sotto del solo costo di raccolto.

Stessa storia per le ciliegie Ferrovia, che il 28 maggio sono rilevate in campagna da Ismea con un prezzo per il prodotto di massa compreso tra 3,00 e 3,50 euro al chilogrammo. Ma che nelle ore successive precipita: da poco più di 2 euro, come sostenuto durante la riunione con l'assessore Pentassuglia da Cia, Confagricoltura e Copagri, fino ad euro 0,80 al chilogrammo, come ha appreso AgroNotizie, visionando riservatamente documenti di trasporto e fatture. Si tratta di movimenti di mercato erratici e improntati ad eccessiva volatilità.

Altra scena sul mercato regolamento: martedì 1° giugno alla Borsa merci di Bari, dove le Bigarreau sono uscite già di scena, non rilevandosi quotazioni, mentre il prodotto Ferrovia è attestato a 4 euro al chilogrammo sui minimi e 5,50 sui massimi. Quotazioni già più basse invece per le ciliegie Giorgia, segnalate a 2,50 euro al chilogrammo sui minimi e 3,50 sui massimi. Ma su un mercato all'ingrosso i prezzi sono già più elevati rispetto alla campagna. E resta da capire il perché dei repentini ribassi all'origine.
 

Coldiretti Puglia, le importazioni inquinano il mercato

"Le importazioni di ciliegie dall'estero da Spagna, Grecia e Turchia stanno tra l'altro inquinando il mercato immettendo prodotto estero senza indicazione chiara dell'origine e della provenienza. È urgente mettere in campo controlli serrati per assicurare la possibilità ai consumatori di acquistare prodotto locale che, non essendo soggetto a lunghi tempi di trasporto, garantisce freschezza e genuinità uniche, soprattutto alla luce degli sforzi che gli imprenditori locali hanno compiuto per garantire un prodotto di alta qualità", denuncia Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia, l'organizzazione che paventa "pratiche sleali" sui mercati ortofrutticoli pugliesi.

"Servono al contempo nuovi mercati per l'ortofrutta pugliese e maggiori tutele per i produttori - ha insistito il direttore Piccioni - circa il prezzo di vendita dei prodotti che possa tutelarli e consentirgli la copertura dei costi di coltivazione, gestione e raccolta dei prodotti così da poter distribuire maggiori ricchezze anche ai lavoratori".

L'ortofrutta pugliese - secondo l'organizzazione agricola - va messa al centro del Patto per l'export, perché le esportazioni di ortofrutta pugliese verso Germania, Regno Unito e Russia hanno registrato un calo del 21% nel 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, come effetto della Brexit e dell'embargo russo, trend negativo già registrato nel 2019 che si è aggravato a causa del Covid.