In particolare, è stata presentata da David Ceaser, lead agronomist di Agritecture Consulting una ricerca che ha coinvolto 371 aziende da 58 diversi Paesi con fatturati di ogni dimensione (da 10mila a oltre 3 milioni di euro annui). Titolo del censimento è "2020 Cea Census Report".
La sigla Cea sta per Controlled environment agriculture e infatti il rapporto non punta solo su vertical farming ma comprende anche operatori che lavorano più genericamente in serre, situate anche sul tetto di capannoni o in tunnel o comunque indoor con luce artificiale. Fra i dati emersi c'è il fatto che le aziende che lavorano in ambienti controllati siano apparse resilienti alla tempesta Covid-19, il 95% infatti mostra ottime prospettive future.
Chi investe in questo tipo di agricoltura è giovane e giovanissimo (nel 2020 il 71% dei fondatori di nuove aziende era sotto i quaranta anni) e molto spesso senza alcuna esperienza in agricoltura (49% degli intervistati). Quest'ultimo dato si riflette però sui risultati: il 27% di chi, prima del 2019, ha messo su un'azienda e non aveva esperienza in agricoltura ha dichiarato di essere in perdita. Il 69% delle aziende si occupa di indoor vertical farming o agricoltura verticale situata dentro container mentre, fra le tecnologie usate dagli intervistati, la luce artificiale è utilizzata nell'80% dei casi. Per quanto riguarda il metodo di coltivazione, nel 40% si tratta di Nft ovvero di piantine cresciute con le radici immerse in un sottile film di soluzione nutritiva, solo nel 3% dei casi invece è stata scelta l'aeroponica.
Venendo alle coltivazioni portate avanti: spadroneggiano insalate e microgreen mentre incominciano a farsi strada anche piccoli frutti, meloni, piante ornamentali e Cannabis. La stessa ricerca ha messo in evidenza come la grandezza media di chi ha avviato una vertical farm è di 1.133 metri quadrati mentre nel 53% dei casi le aziende hanno dichiarato di avere un risultato positivo dalla gestione, il 20% nel 2020 è andato in pareggio.
Interessanti anche alcuni dati esposti da Noa Segre, corporate transformation strategist di Talent Garden che ha presentato un report sull'evoluzione dell'agrifood negli ultimi dieci anni. Per quanto riguarda specificamente l'Italia, sono circa duecento le startup che si muovono nell'ambito FoodTech ma negli ultimi dieci anni sono stati investiti, nel nostro Paese, solo 134 milioni di euro. L'Italia è al nono posto per gli investimenti nel settore. "C'è veramente tanto spazio per crescere in Italia", ha detto Noa Segre che ha poi specificato: "L'AgriTech specificamente occupa il 17% del FoodTech".
A fare la parte del leone, come si poteva immaginare è il food delivery, con quasi il 27% della torta. Il report ha dedicato un focus anche sul novel farming system, che comprende oltre alla vertical farming anche tutta la partita che riguarda l'indoor più in generale, l'acquacoltura, la coltivazione di alghe e l'allevamento di insetti. Secondo il citato "2020 Farm Tech Investing Report", nel 2019 il settore ha raccolto globalmente 945 milioni di dollari di investimento, con un 37% di crescita sul 2018, dimostrando di essere un settore molto dinamico. Ha rappresentato infatti il 20% degli investimenti in FarmTech a livello mondiale. Fra gli esempi riportati di investimenti nella vertical farming ci sono i 200 milioni investiti da Amazon, nel 2017, sull'azienda Plenty che nel 2020 poi annuncerà un accordo pluriennale con la catena di store alimentari Albertsons per la fornitura continua di 430 punti vendita, in California, di diverse insalate.
E in Italia? Come sta andando? La giornata di riflessione in vista dell'edizione 2021 di NovelFarm, con l'anteprima digitale, ha visto dialogare in tavola rotonda operatori del settore. Presenti Mattia Accorsi, light biologist della romagnola C-Led, Luca Travaglini, co-ceo dell'azienda Planet Farms, azienda citata anche nella ricerca di mercato di Markets and Markets dedicata proprio alla vertical farm per la collaborazione con Signify, fra i principali player mondiali per l'illuminazione in coltivazioni indoor e Pierluigi Giuliani, co-fondatore e ceo di Agricola Moderna.
A giudicare da come è andato l'anno 2020 per C-Led, azienda che produce lampade Led specifiche per la coltivazione indoor, il settore gode di ottima salute. "Negli ultimi sei anni la vertical farm è passata da essere un trend a qualcosa di veramente concreto, una realtà industriale" ha detto Mattia Accorsi. "Nel 2020, in particolare, ci si è trovati costretti a ragionare su tematiche molto calde, come la sostenibilità, il chilometro zero e in molti casi sono state rivoluzionate le tecniche di produzione". C-Led nell'ultimo anno ha visto quasi una decuplicazione degli ordini delle sue lampade Led. Fra le problematiche che vanno risolte c'è il consumo di energia elettrica per l'illuminazione artificiale e il calore che va dissipato all'interno dei moduli di produzione, ma la ricerca sta facendo passi da gigante.
"Nel settore delle serre - ha detto ancora Accorsi - siamo già molto avanti grazie a una lampada ad altissime performance energetiche ed efficienza. Per quanto riguarda le vertical farm, negli ultimi sei mesi abbiamo portato a termine una lampada per l'indoor farming che permette più o meno un abbattimento del 40-50% dei consumi energetici, che significa ridurre di altrettanti watt l'energia che serve per la dissipazione termica delle lampade: potremmo dunque essere agli albori di una svolta nella tecnologia Led per ottenere una sostenibilità che oggi non era ancora stata raggiunta".