Nel territorio della Campania settentrionale, in sinistra del fiume Garigliano, l’agricoltura è priva per il secondo anno di seguito dell’irrigazione consortile – che dovrebbe essere assicurata dal Consorzio aurunco di bonifica - e viene effettuata, dove e quando possibile, solo con mezzi di fortuna, attingendo direttamente al fiume con le pompe o ai pozzi. Mentre nelle valli del fiume Peccia, dove la falda è ad una profondità elevata, gli agricoltori, anche per quest’anno, non riescono a procedere con le operazioni irrigue, vista la totale mancanza d’acqua alle manichette.

Con sullo sfondo questa pesante situazione, Coldiretti Campania, Coldiretti Caserta, l’Associazione nazionale bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari - Campania e singoli imprenditori agricoli hanno notificato il 19 luglio 2019 ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro la Regione Campania chiedendo l’annullamento parziale delle deliberazioni della Giunta regionale in merito alla soppressione del Consorzio aurunco di bonifica. Le delibere di giunta finite nel mirino delle associazioni agricole sono finite la delibera n.220 del 20 maggio 2019, pubblicata il 31 successivo e la n.268 del 17 giugno 2019, pubblicata il 21 successivo.

La soppressione dell’ente, sovraindebitato e commissariato da tempo, era stata decisa dall’assessorato Agricoltura per evitare il moltiplicarsi della situazione debitoria che, ad oggi, frena la stessa riforma degli enti di bonifica in Campania.

Oggetto del ricorso sono le parti delle deliberazioni con le quali - nelle more della “soppressione del Consorzio aurunco di bonifica” per la quale la Giunta regionale chiede l’approvazione del Consiglio regionale – già si trasferiscono al Consorzio di bonifica del Bacino inferiore del Volturno le funzioni e le titolarità del primo, attività di trasferimento definite in una nota stampa da Coldiretti ed Anbi “illegittime”.

“Ad avviso dei ricorrenti, le deliberazioni sono viziate da palese violazione di quanto previsto dalla Legge regionale della Campania n.4 del 2003 "Nuove norme in materia di bonifica integrale" ed eccesso di potere – continua il comunicato, dove si fa notare - si reputa pertanto che la Giunta, in assenza di una rivisitazione della legge vigente da parte del Consiglio regionale, non poteva, per incompetenza, spogliare il Consorzio aurunco delle funzioni di cui, in assenza di soppressione, è sino ad oggi titolare”.

“Peraltro, l’estemporaneità e l’eccentricità delle delibere compromettono di fatto la fruizione efficiente e tempestiva dei servizi consortili, indispensabili per l’esercizio delle attività agricole" si sottolinea nella nota.

Tra le funzioni compromesse ci sono “l’adduzione e distribuzione d’acqua ad usi irrigui”, la “sistemazione idraulico agraria”, gli “impianti per l’utilizzazione in agricoltura di acque reflue”, gli “acquedotti rurali”. Altre funzioni messe fuori combattimento sono quelle “per la tutela e la salvaguardia dell’assetto idrogeologico del territorio”.

“Sono evidenti, di conseguenza, il rischio di collasso delle aziende agricole ricadenti nel territorio aurunco e i danni inferti ad un comparto produttivo di grandi potenzialità, con conseguenze pesanti per l’occupazione" sottolinea la nota di Coldiretti e Anbi.

“Ancora una volta – sostiene Coldiretti Campania – la regione, al di là delle enunciazioni, assume atti immediatamente lesivi del comparto agricolo, che una più attenta e dovuta concertazione avrebbe potuto evitare. Coldiretti ribadisce il proprio impegno per la riforma dell’attuale assetto dei Consorzi di bonifica e delle relative funzioni in un contesto strategico ed unitario”.