L’acqua per usi irrigui al Sud non manca nei bacini, ma spesso non arriva a chi ne ha diritto: l’agricoltore. I casi di disservizio purtroppo sono tanti. E quelli che AgroNotizie qui riporta sono esemplificativi di una realtà molto più vasta e complessa e con un retroterra – quello dell’incompiuta riforma dei Consorzi di bonifica al Sud – che ne è essenzialmente la matrice. Si ripete spesso questa sequenza, come una sorta di mantra: Consorzio commissariato per debiti, pochi soldi da spendere, scarsa manutenzione, acqua che non arriva alle manichette.
 

Campania, verso la soppressione del Consorzio aurunco di bonifica

In Campania il settore dei Consorzi di bonifica e irrigazione è talmente oberato di debiti, oltre 500 milioni di euro, stando a quanto si apprende dai bene informati, che la legge di riforma si è arenata in Consiglio regionale, per un fatto essenziale: non si sa come pagare tutti i debiti sin qui accumulati. E nel tentativo di fermare la lievitazione della massa debitoria, il 20 maggio 2019 la giunta regionale della Campania, presieduta dall’assessore all’Agricoltura Vincenzo De Luca, ha votato una delibera con la quale propone al Consiglio regionale la soppressione e messa in liquidazione del Consorzio aurunco di bonifica, localizzato tra la provincia di Caserta e il basso Lazio, e che insiste sugli areali irrigui sottesi ai fiumi Garigliano e Peccia, il secondo affluente di sinistra del primo. Questo ente è tra quelli maggiormente indebitati e forse quello ancora in grado di produrre altri maggiori oneri in prospettiva per l’erario regionale, nonostante il commissariamento.

La delibera prevede che le strutture e le funzioni di bonifica e irrigazione ricadenti nel territorio della Campania e appartenute al Consorzio aurunco di bonifica verranno assegnate al Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del fiume Volturno, mentre quelle di pertinenza territoriale del Lazio verranno affidate al sistema consortile della regione confinante: un iter per altro già in corso e che comprende l’assegnazione al Lazio anche di una parte dei dipendenti. Il processo è in itinere, ma anche in questa annata irrigua gli agricoltori della valle del fiume Peccia - come segnalato da Coldiretti Caserta - non stanno ricevendo acqua dall’impianto consortile per la seconda annata consecutiva.

"Ma nel 2016 l'acqua pervenne alle manichette solo una decina di volte in tutta la stagione irrigua e nel 2017 solo in sei occasioni, pertanto ci siamo rifiutati di pagare le bollette dell'acqua del Consorzio emesse sugli anni dal 2016 in avanti, tutte invece puntualmente pervenute all'indirizzo di noi agricoltori" spiega Domenico Iardino, melicoltore e presidente della locale associazione Valli del fiume Peccia, che raccoglie le istanze degli agricoltori rimasti a secco.

Lo sciopero delle bollette, per altro, serve solo in minima parte a coprire gli ingentissimi danni ai meleti, alle ortive ed ai foraggi provocati dalla mancanza d'acqua su una superficie di circa 500 ettari. Una situazione di abbandono delle strutture irrigue del Peccia, alla quale si era affiancata, nella scorsa estate, la mancata irrigazione anche dei campi situati lungo la riva sinistra del fiume Garigliano, che aveva determinato Confagricoltura Caserta a chiedere la sospensione delle cartelle del Consorzio per l’assenza totale sia del servizio irriguo che di quello di bonifica. Ora tocca vedere come finirà la vicenda: la delibera del 20 maggio, ulteriormente modificata da una seconda delibera di giunta del 17 giugno scorso, stanzia anche fondi per far ripartire le opere di bonifica e irrigue – circa 3 milioni di euro - ma data la lunghezza dei tempi dell’iter appena avviato, non è dato sapere quando arriveranno a destinazione, e quando finalmente gli agricoltori potranno avere tutti di nuovo la loro acqua.
 

Puglia, il Consorzio di bonifica Centro sud stenta a decollare

In Puglia la legge di riforma dei Consorzi di bonifica è in vigore, i debiti sono stati pagati o messi in pagamento ed è ora di tornare alla gestione ordinaria delle strutture consortili della parte centro-meridionale della regione, dove erano attivi gli enti Arneo, Ugento Li Foggi, Stornara e Tara e Terre d'Apulia. Il primo passo, affidato ai commissari di questi quattro singoli enti, è il ritorno all’emissione delle cartelle esattoriali, ma anche il rilancio dell’irrigazione. In Puglia i consorzi di bonifica nel settore irriguo gestiscono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210mila ettari, con 102 invasi e vasche di compenso, 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo, 560 chilometri di canali irrigui e circa 10.000 chilometri di condotte tubate.

Eppure, ancora a distanza di 20 giorni dallo scoppio delle tubature del Consorzio di bonifica commissariato Terre d’Apulia in Contrada Bocca di Lupo a Minervino avvenuto il 18 giugno 2019 – nel perimetro del nascente Consorzio di bonifica Centro-Sud Puglia - le campagne sono ancora senz’acqua. E’ la denuncia di Coldiretti Puglia, che sollecita la fine urgente dei lavori e la piena ripresa dell’attività di irrigazione.

“I 3 giorni annunciati per aggiustare il guasto e riprendere la normale attività di irrigazione sono passati da tempo. Il problema interessa 800 ettari di terreno dell’area, di cui 400 coltivati ad oliveto, frutteto e vigneto. Gli agricoltori stanno denunciando i primi segnali di danno alle produzioni che non hanno un goccio d’acqua da settimane, lancia l’allarme il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Il 18 giugno scorso centinaia di metri cubi d’acqua hanno inondato le campagne per lo scoppio della tubatura in vetroresina e per arrestare la furia dell’acqua il Consorzio ha chiuso le chiavi degli adduttori a monte, per evitare allagamenti, ma lasciando le campagne destinatarie di quell'acqua a secco e per oltre 20 giorni.

“E’ indispensabile che la regione Puglia metta il costituendo Consorzio di bonifica Centro-Sud Puglia nelle condizioni di dotarsi di un piano organico pluriennale, di tutti gli interventi di manutenzione straordinaria della rete di scolo – conclude il presidente Muraglia - al fine di non gravare di oneri impropri i consorziati, già colpiti sia patrimonialmente che nella formazione del reddito, in considerazione dei ripetuti danni subiti, a causa della mancata manutenzione delle strutture di bonifica e realizzi investimenti in infrastrutture irrigue e, soprattutto, avvii fattivamente interventi di manutenzione straordinaria degli impianti irrigui collettivi, pozzi compresi e delle reti di distribuzione di acqua potabile nelle aree rurali”.