Fra i principali mercati di destinazione, dalla ricerca, si evince la crescita di mercati tradizionali come Usa e Germania (+4%), Francia (+10,1%) e Svezia (7,5%).
Calo lieve per il mercato giapponese (-0,6%), mentre Cina e Russia calano del 2,4%.
Più pesante invece la riduzione in Danimarca, intorno ai -5,6%.
Forti crescite su mercati terzi come la Polonia (+23,3%), l'Australia (+18,5%) e la Corea del Sud (+14,6%). In termini quantitativi l'export è invece sceso dell'8%, con particolari flessioni per il mercato europeo.
"I dati riportano un risultato evidente per il quale Federdoc sta lavorando da alcuni anni – commenta il presidente Riccardo Ricci Curbastro – ed è sicuramente una buona notizia, perché indica che c'è un aumento nella remunerazione del vino made in Italy che interessa tutta la filiera a partire dai viticoltori che sono il primo baluardo del sistema dei vini a denominazione. Un trend che si registra già da alcuni anni, e che i dati del 2018 confermano in maniera importante, dovuto all'impegno e alla valorizzazione portata avanti dall'azione delle imprese e dei Consorzi di tutela".
"La crescita dell'export del vino italiano è un risultato importante – commenta Ambrogio Manzi, direttore dell'Enoteca regionale dell'Emilia Romagna – e lo è soprattutto alla luce di un dato che evidenzia l'affermarsi del valore riconosciuto alle nostre produzioni in tutto il mondo che significa una maggiore remunerazione per le filiere. Parte di questo successo è da attribuire ai numerosi progetti Ocm che consentono attività di promozione commerciale e che riescono ad affermare il valore del nostro vino nei mercati maturi e a sostenere lo sviluppo nelle nuove piazze altrimenti difficili da raggiungere".