L'idea, nata nell'ambito del progetto "Agricoltura insieme" di Cia Ferrara, è iniziata con 14/15mila euro di bulbi di zafferano su una superficie di 1.500 metri quadrati.
"L'intento è quello di crescere, tanto che già l'anno prossimo vorremmo immettere sul mercato uno zafferano a marchio solidale. Per farlo però abbiamo trovato molte difficoltà" - prosegue l'imprenditore.
Infatti per ottenere la certificazione occorre rispettare diversi standard per quanto riguarda crescita e raccolta delle colture, per il controllo della filiera e "occorre ad esempio una stanza adibita, piastrellata e per questo motivo ci stiamo attrezzando" continua Tomasoni.
Ma lo zafferano non è l'unica coltura che si presta a questo tipo di agricoltura.
"Sono tantissimi i prodotti che possono essere 'seguiti' dalle persone a cui il progetto si rivolge tra cui grani antichi, frutti di bosco e piante officinali. L'importante è che ci sia sempre un contadino capace di lavorare il terreno e seguire i lavoratori" afferma Tomasoni.
La regolarizzazione del lavoro è un altro aspetto per il quale i due imprenditori ferraresi hanno trovato difficoltà.
"E' difficile accedere ai contributi per praticare l'agricoltura sociale, soprattutto se non si è una cooperativa - dice Tomasoni - All'inizio abbiamo ricevuto tante promesse e frasi di supporto ma una volta che siamo arrivati ai fatti l'entusiasmo è scemato e l'aiuto è venuto meno. Inutile dire che si tratta di un'attività che affianca quella che svolgiamo abitualmente, perché il nostro è più che altro un investimento 'a fondo perduto', dettato dalla volontà di coinvolgere e formare, piuttosto che di fare reddito".
Agricoltura sociale, un centro di aggregazione
I campi di "zafferano solidale" sono quindi aperti a tutti, delle vere e proprie fucine di formazione e soprattutto di trasferimento di esperienza. "Attualmente stiamo formando Fabio Pamini, un ragazzo che fa l'operaio in un'officina meccanica ma che ha una forte passione per l'agricoltura e vuole cambiare lavoro e vita".E, per questo motivo, Tomasoni vorrebbe trasformali in veri e propri centri di aggregazione. Luoghi dove far riunire persone con disabilità affinchè possano avvicinarsi all'attività agricola.
L'imprenditore ferrarese vorrebbe aprire le porte anche agli anziani che, invece della "solita" partita di briscola, potrebbero tornare alle loro origini e stare a contatto con la terra.
"Molti di loro erano agricoltori e l'azienda agricola può essere un centro per loro. Tutto questo però ad oggi è vietato dalla legge. Se durante un controllo vedono un pensionato appoggiato alla scopa nella mia azienda passiamo tutti dei guai seri" conclude Tomasoni.
Da sinistra: Gianfranco Tomasoni, Fabio Pamini, Filippo Greco
(fonte: © Cia Ferrara)