Eppure, proprio qui, nel cuore della celebrata Campania Felix, irrigare i campi è difficile. Molti agricoltori nelle scorse settimane si sono ritrovati senza acqua alle manichette, mai giunta dall'inizio della stagione irrigua, che qui è fissata al primo maggio, e ancora oggi in tanti aspettano che l'acqua arrivi.
AgroNotizie racconta qui la storia del Consorzio di bonifica e irrigazione del basso Volturno: perché è emblematica di una situazione di crisi diffusa anche ad altri enti, mentre la disponibilità di risorsa, nonostante gli errori di gestione, è ancora abbondante, ma bisognosa di una razionale pianificazione.
Mentre è in discussione la nuova legge regionale sul comparto irriguo e della bonifica - attualmente in discussione al Consiglio Regionale per la Campania - che nel casertano dovrebbe riunire tre consorzi in uno di secondo grado: il Basso Volturno, quello Aurunco, commissariato e pieno di debiti, e il Sannio Alifano, che insiste sulla media valle del Volturno, recentemente uscito dalla fase commissariale e avviato a risanamento.
La situazione debitoria
Il Consorzio di bonifica del basso Volturno è in gestione commissariale e nell'ultimo bilancio noto, quello di previsione per il 2014, aveva accumulato non meno di 61,6 milioni di euro di debiti.Una parte importante dei deficit annuali che lo hanno determinato è il mancato incasso di quanto dovuto dalla Regione Campania al Consorzio a titolo di compensazione per lo smaltimento delle acque meteoriche dalle utenze ex agricole e poi urbanizzate, ma pagate dai cittadini con il canone di fognatura ai soggetti esercenti il Servizio idrico integrato.
Ma c'è anche un altro buco, anche se virtuale. La diga di Ponte Annibale e i sei impianti idrovori del Consorzio potrebbero irrigare 50mila ettari di terreno, ma l'acqua ne raggiunge solo 8mila; minori costi in parte è vero, ma anche minori introiti.
Il recente disservizio all'irrigazione
Nei giorni scorsi sono pervenute ad AgroNotizie numerose segnalazioni sul mancato avvio della stagione irrigua nei tre comprensori del Consorzio di bonifica del bacino inferiore del Volturno. Da Parete, Santa Maria La Fossa e Mazzafarro l'acqua non arriva alle manichette di ben 8mila ettari serviti da acquedotto irriguo. Ogni tentativo di avere notizie dirette dal Consorzio sono state vane.Poi, da fonti confidenziali si apprende che finalmente l'acqua sta arrivando in sinistra Volturno da Parete, centrale irrigua cui è sotteso un comprensorio da 5.678 ettari. E presto dovrebbe giungere anche in destra Volturno, nelle manichette alimentate dalle stazioni irrigue di Santa Maria La Fossa (comprensorio da 2.500 ettari) e Mazzafarro (altri 2.500 ettari). Peccato che la stagione irrigua sia iniziata il 1° maggio e si concluderà tra non molto: il 30 settembre.
Perchè il Consorzio irriga appena 8mila ettari
Eppure la traversa di Ponte Annibale sul fiume Volturno, tra i comuni di Capua e Bellona è lì, con l'acqua che rasenta la linea di massimo invaso, una quota sotto la quale vengono costantemente tenuti 8 milioni di metri cubi d'acqua, risorsa che 12 ore su 24 viene poi immessa nei due acquedotti grandi adduttori di destra e sinistra Volturno e in forza di una concessione dello Stato che consentirebbe il pompaggio di ben 23 metri cubi al secondo.Un'opera imponente appostata sul Volturno, il più grande fiume del Mezzogiorno con una portata media 71 metri cubi al secondo, che potrebbe servire un comprensorio irriguo da 50mila ettari, secondo i dati tecnici resi pubblici dal Consorzio. Ad oggi però, quando tutto funziona, irriga appena 8mila ettari dei 10.678 pure presenti nei territori irrigui che fanno capo ai tre impianti di Parete, Mazzafarro e Santa Maria La Fossa: appena il 16% del territorio irriguo perimetrato dal Piano generale di bonifica del Consorzio.
Questi 2.678 ettari mancano all'appello perché non sono stati ancora completati i lavori per sostituire le vecchie reti a canalette, ormai abbandonate, e in via di sostituzione con quelle tubate per la fornitura di acqua in pressione. Mentre è in previsione l'apertura di un ulteriore comprensorio irriguo a Carditello, per altri 4mila ettari.
Ma i motivi del deficit più grande, quello dei ben 39.322 ettari del comprensorio irriguo che non sono mai stati raggiunti dal servizio sono altri.
Intanto "Le opere irrigue non sono potute entrare in esercizio a causa di un grave e imprevedibile dissesto verificatosi nel 1964 alle traverse di derivazione sul fiume Volturno" è scritto nella nota tecnica sul servizio irriguo contenuta nel Bilancio di previsione del 2014 dell'ente, l'ultimo reso pubblico.
Un problema tecnico di 54 anni fa, che ha prima impedito di portare acqua in una parte del vecchio impianto irriguo a canalette - mai raggiunto dall'acqua, e che ha successivamente sconsigliato di ampliare la nuova rete irrigua tubata.
Ma è anche vero che i sei impianti di prosciugamento meccanico del Basso Volturno con una portata complessiva di sollevamento di 75 metri cubi al secondo, al servizio di superfici estese per 13mila ettari, parzialmente sottoposte al livello del mar Tirreno, stanziate lungo la Strada statale Domiziana, tra Mondragone e Pozzuoli, hanno sempre pompato la preziosa acqua dolce a mare, non essendo mai stato nemmeno previsto alcun sistema di riutilizzo irriguo delle acque di risorgiva.
Con una conseguenza oggi irreversibile: ben 5mila ettari un tempo fertili in agro di Villa Literno e sottratti alle acque affioranti sono orami stati raggiunti dall'intromissione sotterranea del cuneo salino proveniente dal Tirreno, e sarebbero coltivabili, quando non si sono già bruciati con l'acqua salmastra pompata dai pozzi, solo utilizzando acqua dolce proveniente dal Volturno.
Altre conseguenze del mancato decollo dell'irrigazione consortile
Un'altra conseguenza del mancato utilizzo dell'acqua del Volturno su non meno di 39.322 ettari di suolo irriguo è la consistenza della risorsa idrica sotterranea che rischia di diminuire con il cambiamento del clima: aggredita da decenni dagli agricoltori per irrigare nel basso Volturno mediante l'emungimento dei pozzi.Larga parte della risorsa, non si rigenera per infiltrazione diretta, a causa della presenza di una coltre di tufo a profondità variabili dai 10 ai 20 metri, bensì per discesa da monte verso valle dai blocchi carbonatici sovrastanti la piana del Volturno.
E resta difficile quantificare gli effetti degli emungimenti a scopo agricolo sulla falda stessa, stando a quanto afferma l'Autorità di bacino nazionale del Liri-Garigliano e Volturno in una ricognizione sullo stato degli acquiferi della Campania.
La consistenza degli acquiferi sotterranei in destra Volturno
Gli acquiferi di Monte Maggiore e Monte Friento - secondo uno studio condotto dall'Università degli Studi Federico II di Napoli per conto dell'Agenzia regionale per l'ambiente della Campania per il Secondo rapporto sullo stato dell'Ambiente - sicuramente riforniscono il sottosuolo di non meno di 131 milioni di metri cubi d'acqua l'anno, ma ben 47 milioni di metri cubi/anno vengono assorbiti dall'acquedotto idropotabile della Campania Occidentale.Ne restano comunque 84 milioni in media ogni anno, che entrano sotto la coltre di tufo che si dispiega sotto il piano di campagna verso il mare Tirreno in destra Volturno. Sempre in destra Volturno, insistono altri due acquiferi montani prossimi al piano ed al Tirreno: quello del vulcano spento di Roccamonfina e del Monte Massico, che complessivamente, al netto degli emungimenti noti, rilasciano risorsa idrica in unità geologica profonda al ritmo di 132,5 milioni di metri cubi/anno.
La consistenza degli acquiferi sotterranei in sinistra Volturno
Più complessa la situazione in sinistra Volturno. Qui le disponibilità idriche - secondo il rapporto prodotto dall'Università di Napoli per l'Arpac - del gruppo dei Monti Tifatini sono fortemente assorbite dall'emungimento idropotabile del Campania Occidentale: e sono in una situazione di ipersfruttamento.Inoltre, per la piana che si estende in sinistra dei Regi Lagni, l'assorbimento di falda diretto è stimato in 15,5 milioni di metri cubi d'acqua all'anno. Ma "per il settore posto in destra Regi Lagni (sinistra Volturno Ndr), allo stato, non esistono dati disponibili per una valutazione della potenzialità idrica sotterranea dell'acquifero – è scritto nella relazione dell'Università, dove si sottolinea – L'attuale utilizzo prevede notevoli emungimenti dal sottosuolo mediante pozzi ad uso irriguo e industriale. L'impatto antropico può considerarsi significativo dal punto di vista quantitativo, visto il forte sviluppo agricolo e industriale presente sul territorio".