Parliamo dell’incubo del Cinipide del castagno: dopo anni in cui in molte aree del paese la produzione era stata messa in ginocchio quest'anno pare che vi sia un netto aumento dell'offerta, si parla di un 25% in più rispetto allo scorso anno nonostante la forte siccità.
Secondo alcuni il peggio dovrebbe essere passato, anche se la produzione rimane la metà di quella del 2008.
Il cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus Yusumatsu) è oggi meglio controllato dal suo antagonista naturale Torymus sinensis, che è stato introdotto oramai in tutto il territorio nazionale.
L’introduzione dell'antagonista del cinipide aveva già avuto un notevole successo in precedenza sia in Giappone (furono gli entomologi nipponici a ritrovare il Torymus in Cina, peraltro patria d’origine anche del cinipide) sia negli Stati Uniti.
In Italia l'introduzione del Torymus è stata tentata fin dal 2003 in Piemonte, dove il cinipide aveva fatto il debutto (italiano ed europeo) l'anno precedente.
In quel caso si può dire che vi fu una certa prontezza della reazione. Non tutte le regioni italiane sono intervenute tuttavia con la stessa solerzia, e in taluni casi si sono registrati danni gravissimi nonostante il parassita del castagno sia arrivato non certo all’improvviso.
Si premette: chi scrive confessa di essere un fitopatologo arrugginito, passato da tempo ad altri lidi agricoli – la netta sensazione è tuttavia che il decentramento amministrativo, ovvero la regionalizzazione, non abbia di certo portato bene alla fitopatologia italiana.
Senza nulla togliere ad alcune Regioni i cui servizi appaiono efficientissimi, la situazione nazionale risulta (perlomeno al profano) a macchia di leopardo.
Le emergenze fitopatologiche si stanno moltiplicando e in alcuni casi (Xilella docet) si può compromettere molto seriamente sia il patrimonio agricolo sia quello paesistico del Paese (si pensi per l’appunto all’olivo ma anche al punteruolo rosso delle palme o alla piralide e al disseccamento del bosso).
Si tratta quindi di emergenze assolute per l’Italia dove serve un forte coordinamento e anche il ricorso a provvedimenti speciali.
Per chi non l’avesse capito la famosa biodiversità italiana (botanica, alimentare, paesaggistica) è oggi in serio pericolo, e lo sarà presumibilmente sempre di più nel futuro: spieghiamolo a chi di dovere.