Nella giornata di venerdì 17 marzo il Consiglio dei ministri ha dato il via libera allo schema di decreto attuativo che reintroduce l’obbligo di indicare lo stabilimento di produzione o confezionamento in etichetta. Quest’obbligo era già sancito dalla legge italiana, ma è stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare.

L’Italia ha stabilito la sua reintroduzione al fine di garantire, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo, per un’efficace tutela della salute. Questo schema di decreto sarà ora spedito alle Commissioni agricoltura di Camera e Senato per i pareri.

La bozza di decreto affida all’Icqrf (Ispettorato repressione frodi) la competenza in materia di controllo del rispetto della norma e l’applicazione di eventuali sanzioni. Per adeguarsi alla nuova normativa, lo schema di decreto prevede un periodo transitorio di 180 giorni per lo smaltimento delle etichette già stampate e fino a esaurimento dei prodotti etichettati prima dell’entrata in vigore del decreto ma già immessi in commercio.

Questa iniziativa si inserisce nel lavoro che stiamo portando avanti per dare massima informazione ai cittadini sugli alimenti che consumano – sottolinea il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martinaper questo abbiamo voluto inserire di nuovo l’obbligo di riportare in etichetta lo stabilimento di produzione dei cibi. Diamo una risposta anche alle tantissime aziende che hanno chiesto questa norma e hanno continuato a dichiarare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette”.
Porteremo avanti la nostra battaglia anche in Europa – conclude Martina – così che l’etichettatura sia sempre più completa. La valorizzazione della distintività del nostro modello agroalimentare passa anche da qui”.