Quali sono le motivazioni che l'hanno spinta ad acquisire La Tenuta, vincendo anche una possibile concorrenza estera?
"La decisione di acquisire la tenuta è nata da una forte volontà, da parte di Stefano Massone e mia, di fare sinergia territoriale perché una tenuta con rilevanza storica, architettonica e vinicola potesse rimanere nelle mani di viticoltori gaviesi. Questo perché tutto il territorio e la denominazione Gavi Docg siano rafforzati e ne abbiano lustro".
Quali sono i vitigni sui quali puntate principalmente?
"Ci troviamo a Gavi, terre in cui il vitigno Cortese meglio esprime il proprio potenziale, ed è proprio questa varietà a bacca bianca che valorizzeremo al meglio, con la speranza di farlo crescere anche sul mercato italiano".
Quali sono le vostre prospettive di sviluppo per i prossimi anni? Punterete anche sul vino biologico?
"Al momento ci stiamo adoperando, e ci impegneremo nei prossimi anni, per il recupero dei vigneti e la valorizzazione di un marchio storico del Gavi. Un altro intervento necessario è sicuramente il restauro degli immobili presenti in azienda, a partire dalla villa seicentesca. La svolta al biologico è un’idea che stiamo iniziando a considerare, ma, al momento, si tratta solo di un pensiero appena abbozzato".
Cosa vuol dire per voi viticoltura sostenibile?
"Pur non essendo certificati, portiamo avanti una politica di ‘viticoltura sostenibile’ e quindi teniamo sotto stretto controllo le pratiche di gestione agronomica dei nostri vigneti. Controlliamo le prestazioni ambientali con riferimento, in particolare, agli aspetti più critici dell’attività vitivinicola: la gestione dei prodotti utilizzati nelle fasi di coltivazione, il processo di vinificazione e imbottigliamento, l’impiego delle risorse idriche, le trasformazioni del territorio operate in occasione di progetti di miglioramento e ampliamento dei vigneti e la manutenzione dei vigneti".