“L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero made in Italy – sottolinea Coldiretti – che svolge però un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo made in Italy è sinonimo di qualità. Non si è mai consumato così tanto prodotto alimentare italiano nel mondo dove nel corso dello scorso anno è stato fra l’altro raggiunto il record storico delle esportazioni pari a circa 36 miliardi di euro, con una crescita del 7%”. Secondo le elaborazioni di Coldiretti su dati Istat relativi ai primi 10 mesi del 2015. Aumenti per l’export di ortofrutta (+11%), per l’olio di oliva (+10%) e per la pasta (+9%), senza dimenticare il vino, che ha toccato il record storico di 5,4 miliardi di fatturato da export grazie a una crescita annuale del 6%.
“E’ stato un andamento favorito dalle condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale e ai tassi di cambio favorevoli sui mercati importanti come quello statunitense – spiega Coldiretti – questa è la conferma delle grandi opportunità presenti”. “L’Italia ha saputo cogliere l’opportunità di Expo per raccontare al mondo il modello agroalimentare e i suoi valori unici – ricorda il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – l’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa con il maggiore numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp, che salvaguardano tradizione e biodiversità, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero, oltre a una minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati”.
Segnali di risveglio arrivano anche dal mercato interno “Dopo sette anni consecutivi di calo, i consumi alimentari degli italiani tornano a crescere, anche se debolmente, dello 0,3% – conclude Coldiretti – con un orientamento chiaro di preferenze verso cibi salutari per una maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere. Una domanda di qualità che potrà essere sostenuta sul piano produttivo anche dagli importanti investimenti previsti nell’ambito dei Programmi di sviluppo rurale, ovvero un volano economico di quasi 21 miliardi da qui al 2020”.