Nel comparto della semola secca, che rappresenta oltre l'80% di tutta la pasta, le spedizioni all'estero sono cresciute, a partire dal 2001, ad un ritmo del 2,3% annuo in volume e del 5% in valore, con uno stop solo nel 2008, quando l'aumento dei listini dei prezzi portò a una notevole riduzione dei quantitativi sui mercati internazionali. Per quanto riguarda gli sbocchi principali, il mercato comunitario è il più importante, con Germania, Francia e Regno Unito che nel 2014 hanno importante quasi il 46% della nostra produzione nazionale.
La crescita dell'export nel mercato inglese è stata particolarmente dinamica, poiché cresciuta del 10% rispetto al 2013; segno positivo anche per il mercato tedesco (+1%), mentre è rimasta invariata la quota francese. Ottime crescite anche in Russia (+11%), nei Paesi Bassi (+18%) e in Belgio (+17%), mentre un buon +4% l'ha fatto registrare nel mercato svedese.
Fuori dall'Europa la pasta italiana registra ottime performance negli Stati Uniti (+7%), ma perde in Giappone (-4%). Le prospettive migliori, oltre che dal mercato russo, passato dalle 7mila tonnellate importate del 2000 alle oltre 59mila del 2014, provengono anche dalla Cina che, nonostante le quote ancora abbastanza piccole, ha accresciuto il proprio import di pasta Made in Italy del 40% nel solo 2014.