Dovrebbe essere il settore più “resistente” ai colpi della crisi, visto che si può fare a meno di molte cose ma non del cibo, e invece anche il capitolo alimentare ormai da tempo è stato travolto dal crollo generale dei consumi degli italiani. Nel primo trimestre dell’anno le vendite dei prodotti alimentari sono calate del 2,9 per cento, a conferma del fatto che un italiano su due continua a comprare solo l’essenziale, rinunciando del tutto a sprechi e “sfizi” gastronomici nell’85 per cento dei casi. Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat sul commercio al dettaglio.

Solo a marzo le vendite di cibo e bevande sono crollate del 6,8 per cento, ma la novità di questi primi tre mesi del 2014 è che non hanno ceduto soltanto gli acquisti nei piccoli negozi di quartiere (-4 per cento), finora più esposti agli effetti della crisi. Anche la spesa nella Gdo è diminuita nel trimestre del 2,4 per cento (-6,7 per cento soltanto a marzo), coinvolgendo sia ipermercati (-2,7 per cento) che supermercati (-3 per cento), e questo nonostante il moltiplicarsi di promozioni e offerte speciali, con ormai più del 30 per cento dei prodotti sugli scaffali “a sconto”.

"Vuol dire che, a dispetto della pressione promozionale altissima - spiega la Cia - la situazione economica delle famiglie è sempre più critica. Gli italiani sono costretti a tagliare non solo sulla qualità (i discount, ad esempio, resistono sul trimestre con il +1,2 per cento ma cedono a marzo con un calo dell’1,5 per cento), ma anche sulla quantità. Da inizio anno, infatti, è crollata la spesa per pasta (-4,7 per cento), pesce (-4,9 per cento), olio extravergine d’oliva (-4,4 per cento), latte (-3,2 per cento), ortofrutta (-2,8 per cento), carne (-1,4 per cento) e acqua minerale (-1,2 per cento)".