L’effetto delle tensioni in Ucraina si traferisce sulle tavole con il prezzo mondiale del grano che è schizzato di circa il 30 per cento in soli tre mesi e ha superato il valore massimo da un anno ad oltre 7,3 dollari per bushel per le consegne a luglio, al Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale per le materie prime agricole.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che a subire consistenti rialzi sono praticamente tutte le materie prime agricole, dal mais alla soia agricole per la produzione di pane, birra ed anche mangimi per l’allevamento destinato a latte e carne.

L’Ucraina è considerata il granaio d’Europa e si classifica tra i paesi leader nelle esportazioni a livello internazionale: le gravi tensioni interne hanno avuto inevitabili ripercussioni per imprese e consumatori, tanto più da quando hanno coinvolto Odessa, importante sede portuale anche per le spedizioni.

Le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime agricole sono sempre più condizionate dalle situazioni economiche e sociali internazionali sulle quali si innestano agevolmente le speculazioni che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia. "Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico - continua la Coldiretti - che va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi a livello comunitario, ma anche con investimenti a livello nazionale per  sostenere le strutture impegnate a stabilizzare il mercato".

Coldiretti riporta che nel 2013, in Ucraina, sono stati raccolti 63 milioni di tonnellate di cereali, il 36,3% in più rispetto all’anno precedente: 22,27 milioni di tonnellate di grano (+41,3%), 7,56 di orzo (+9%) e 30,9 di granoturco (+47,4%). Sono invece scese le quantità raccolte di miglio (102.000 tonnellate, -35,2%), avena (467.200 tonnellate, -25,8%), grano saraceno (179.000 tonnellate, -25%), riso (145.100 tonnellate, -9,2%) e segale (637.700 tonnellate, -5,8%). Inoltre, sono diminuite le barbabietole da zucchero (10,75 milioni di tonnellate, -41,7%) e sono aumentati i semi di girasole (11,04 milioni di tonnellate).

A influenzare negativamente il prezzo mondiale del grano sono anche le condizioni climatiche: il maltempo ha rallentato le semine in Australia, mentre il caldo nel sud degli Stati Uniti ha stressato le coltivazioni.