L'agricoltura sta cambiando rapidamente fisionomia, si riduce il numero delle aziende in attività e si contrae la superficie a disposizione delle colture, sottratte dall'urbanizzazione e da altre attività. Così come cambia la gestione dell'azienda agricola, con una quota di giovani ancora insufficiente, ma sempre più proiettata verso un approccio imprenditoriale delle attività agricole. Sono alcuni dei dati emersi dalle analisi di Agri2000 presentate in occasione dell'incontro di Alleanza per l'Agricoltura (sodalizio che riunisce Confagricoltura, Cia e Copagri bolognesi) che si è tenuto il 21 novembre a Bologna. Colpisce, fra i numeri presentati, la perdita di tre milioni di ettari nel giro di venti anni, un calo del 30% delle superfici agricole che non ha eguali in altri paesi della Ue. E con i terreni se ne sono andati 11 miliardi di euro di produzione e un milione di addetti. In dieci anni il numero delle aziende “professionali” (quelle iscritte alle Camere di Commercio) è diminuito di quasi il 22%. Ma quelle rimaste sono più grandi, più professionali, più attente all'ambiente e alla sostenibilità delle produzioni.
Insieme è meglio
E' una nuova agricoltura, con nuovi connotati, nuovi problemi e nuove prospettive, cambiamenti che coinvolgono direttamente le rappresentanze dell'agricoltura, sindacati in testa. Una nuova sfida che Alleanza per l'Agricoltura ha affrontato riunendo a congresso le stesse organizzazioni agricole bolognesi, Confagricoltura, Cia e Copagri, che dell'Alleanza fanno parte, e poi rappresentanti delle istituzioni, dell'Università, delle organizzazioni “cugine” nel settore dell'artigianato. E al primo posto fra le cose da fare è stata messa la necessità di non dividere il “tavolo verde”, perché senza concertazione fra le diverse sigle sindacali si finisce con il perdere forza. Un invito nemmeno troppo velato a Coldiretti, “grande” assente al sodalizio dell'Alleanza. Nel mondo agricolo italiano, ha poi ricordato Paolo De Castro intervenendo all'incontro, vediamo contrapposizioni fra le organizzazioni agricole che finiscono con il danneggiare il settore. La riforma della Pac appena approvata, ha continuato De Castro, affida precise scelte di politica agricola ai singoli Stati ed è indispensabile definire rapidamente gli obiettivi che l'Italia vuole darsi. Diviene dunque ancora più importante per l'agricoltura presentarsi alle istituzioni con una sola voce.
Salto di qualità per i servizi
Alle rappresentanze sindacali gli agricoltori chiedono poi un innalzamento della qualità dei servizi, e in taluni casi competenze specialistiche. Con il crescere della globalizzazione è inoltre necessario accompagnare l'azienda agricola nell'aggregare gli sforzi per presentarsi al meglio sui mercati esteri. Fondamentale potrebbe essere a questo scopo, e non solo, la creazione di reti di impresa, una richiesta quest'ultima che giunge in particolare dai giovani agricoltori. Poi bisogna affrontare il difficile capitolo della burocrazia, da sempre campo di lavoro delle organizzazioni agricole e anche in questo caso l'unità dei sindacati agricoli, che non significa unificazione delle sigle, ma solo univocità e condivisone degli obiettivi, diviene fattore chiave nel dialogo con le istituzioni.
Semplificare
Meno burocrazia, ha voluto ricordare De Castro, può anche significare una semplificazione delle rappresentanze, evitando eccessi di sovrastrutture. La ridondanza dei controlli nelle aziende agricole eseguite di volta in volta da Usl, Corpo Forestale, servizi del Mipaaf, per fare un esempio, potrebbero essere accorpati. Ancora, per i pagamenti dei sostegni comunitari l'Italia si affida a tre diversi organi pagatori. Altrove non accade. In Francia, ad esempio, i pagamenti arrivano attraverso gli istituti di credito, senza che lo Stato ne sia coinvolto. Non c'è dubbio, il lavoro da fare in Italia è ancora molto e non c'è tempo per perdersi in divisioni che oggi non hanno senso. L'Alleanza per l'Agricoltura è un primo passo, pur importante, in questa direzione. Altri ne serviranno.
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Autore: Angelo Gamberini