L'assessore all'Agricoltura della Lombardia Gianni Fava boccia senza appello la proposta di legge di riforma di Agea, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, avanzata da Dario Stefàno. Parallelamente, la direzione generale
dell'Agricoltura della Lombardia non approva il documento della Commissione Politiche agricole, che dovrebbe essere discusso nella prossima riunione della Conferenza delle Regioni e che sostanzialmente ricalca la proposta del senatore Stefàno. "Innanzitutto - afferma l'assessore Fava - la proposta di legge non è stata adeguatamente portata a conoscenza delle Regioni. Ritengo, dunque, che l'iter legislativo avviato parta già con un deficit pesante. Allo stesso tempo riteniamo debba essere cassato anche il documento della Commissione Politiche agricole, come ha fatto il presidente Roberto Maroni, per il fatto che contiene una ipotesi di riforma di Agea assolutamente inapplicabile".

Secondo l'assessore lombardo Fava "parliamo di un lifting inutile e dannoso che consegnerebbe, sulle ceneri di una già disastrata Agea, una nuova realtà centralizzata, acefala, ancora più dipendente dal Mipaaf, un ministero che già oggi ha un costo annuale di gestione di 1,3 miliardi di euro e che è stato abolito dai cittadini con un referendum popolare". La riforma di Agea, dice Fava, "dovrebbe perseguire l'obiettivo di migliorare i servizi rivolti agli agricoltori, mentre le proposte sia di Stefàno che della Commissione Politiche agricole credono erroneamente di rendere più efficienti i flussi di risorse verso le imprese agricole, caricando di nuove funzioni il ministero delle Politiche agricole, fra le quali quelle in capo a Sin (Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell'agricoltura) e ad Agecontrol (Agenzia pubblica per i controlli in agricoltura)".

Piuttosto, l'assessore Fava rilancia la  proposta di affidare la gestione delle risorse direttamente alle
Regioni. "Operiamo attraverso gli Enti pagatori delle Regioni o attraverso le Macroregioni agricole - afferma -, rendendo così più fluido il percorso delle risorse necessarie a sostenere gli agricoltori italiani, evitando duplicazioni di enti, aggravi burocratici e stratagemmi levantini, per rallentare ulteriormente quel carrozzone che è il ministero delle Politiche agricole".