Con il voto di oggi abbiamo espresso la forte volontà del Parlamento di difendere il fondo di aiuti alimentari per gli indigenti”.
Così Giovanni La Via, capo delegazione italiana del Ppe al Parlamento europeo, ha commentato il voto con cui ieri 12 giugno il Parlamento europeo ha approvato la relazione che prevede lo stanziamento di 3,5 miliardi di euro spalmati su 7 anni (500 milioni per anno) per gli aiuti alimentari agli indigenti dell’Ue
L’Aula di Strasburgo ha anche ribadito che il Fondo europeo per gli aiuti agli indigenti deve essere mantenuto almeno al livello attuale di 3,5 miliardi di euro e non ridotto a 2,5 miliardi. Il taglio di un miliardo di euro era stato proposto dalla Commissione europea e dagli Stati membri, durante i negoziati sul bilancio a lungo termine dell'Ue.

Il nuovo programma per il 2014-2020 è destinato a sostituire il programma di distribuzione di derrate alimentari previsto per sfruttare al meglio le eccedenze alimentari dell'Ue prodotte nell'ambito della politica agricola comune. Il campo di applicazione del nuovo fondo andrà oltre la distribuzione di cibo per soddisfare anche altre esigenze di base dei cittadini più indigenti, supportando l’attività delle associazioni di volontariato che si articolano su tutto il territorio dell’Ue.

Un segnale importante, davanti a numeri che testimoniano l'enorme disagio di un'Europa alle prese con il quinto anno di crisi consecutivo: i senzatetto sono oltre quattro milioni, 40 milioni le persone che soffrono di "grave deprivazione materiale". Di più: quasi 120 milioni di cittadini europei sono a rischio di povertà o di esclusione sociale. A ricordarlo è stato il relatore irlandese Emer Costello, nel corso del dibattito che ha preceduto la votazione. 

I deputati si sono divisi sulla modalità del gestione del Fondo. La maggioranza ha votato per rendere obbligatoria la partecipazione al Fondo in modo che, se uno Stato membro decide di non farne uso, il bilancio dovrebbe essere ancora disponibile per i cittadini più indigenti. Tuttavia, una grande minoranza di deputati ha sostenuto che la partecipazione degli Stati membri dovrebbe essere volontaria.
In particolare, la Germania vorrebbe gestire i finanziamenti in maniera autonoma così da destinare quelli inutilizzati ad altri capitoli di spesa. Il Parlamento, invece, chiede un utilizzo obbligatorio, chiedendo che le eventuali risorse inutilizzate dai singoli Paesi siano girate ad altri Stati membri che hanno capacità di spesa, ma sempre vincolate al fondo per gli indigenti.
Su questo aspetto – ha precisato La Via – abbiamo espresso una posizione chiara: i 3,5 miliardi di euro destinati alle persone più bisognose devono mantenere la propria finalità di utilizzo, anche nel caso in cui qualche Stato non li impieghi del tutto. Su questa tematica ci giochiamo una fetta della credibilità del Parlamento europeo e dell’Unione europea nel suo complesso”.

I deputati auspicano inoltre che il contributo standard Ue al co-finanziamento del costo del programma sia dell'85% della spesa ammissibile (la Commissione aveva proposto l'85% come massimo), affermando che dovrebbe essere possibile aumentare questa percentuale al 95% per coloro più gravemente colpiti dalla crisi.

Il testo è stato approvato con 513 voti a favore, 149 contrari e 27 astensioni. “Comprendiamo benissimo le difficoltà economiche degli Stati membri – ha concluso La Via – ma non possiamo pensare di operare tagli su fondi che fanno della solidarietà il proprio principio cardine, come il fondo per gli indigenti”.

Ora che il Parlamento europeo si è pronunciato sulla necessità di mantenere il bilancio almeno al livello attuale, il voto sulla risoluzione legislativa è stata rinviato per permettere l'inizio dei negoziati informali con il Consiglio. L'ammontare del bilancio finale del fondo dipenderà anche dall'esito dei negoziati sul bilancio Ue per il 2014-2020.