In lieve miglioramento la fiducia delle aziende agricole nazionali nel primo trimestre dell’anno, nonostante una situazione ancora complessa in particolare sul fronte della redditività. È quanto rivela l’Ismea nella consueta indagine trimestrale sulla congiuntura agricola condotta a marzo presso un panel di 800 aziende del settore primario.

L'indicatore, che sintetizza i giudizi degli operatori sulla condizione attuale e sugli sviluppi futuri a 2-3 anni, migliora di due punti su base trimestrale mantenendo però un valore negativo, pari a -9,9 (in un campo di variazione che va da -100 a +100) in linea con il valore espresso nello stesso periodo dello scorso anno.

A contenere il pessimismo delle imprese solo la buona tenuta dei prezzi, a fronte di un costante inasprimento dei costi degli input produttivi, di una produzione compromessa per diversi settori dalle avverse condizioni atmosferiche degli ultimi mesi e di una domanda intermedia e finale che sconta gli effetti della prolungata recessione economica del Paese.
Più nel dettaglio i prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato nel trimestre in esame una crescita su base annua del 10%, che in base alle rilevazioni dell’Istituto, ha interessato soprattutto le coltivazioni vegetali (+18,7%) e solo marginalmente le produzioni zootecniche (+1,3%), con andamenti peraltro contrapposti tra i diversi comparti. Al contrario, il rincaro delle materie prime ha pesato in misura maggiore proprio sulla zootecnia, causando nel trimestre un aggravio dei costi dell’8,4% per gli allevamenti.

Coerentemente con questo scenario, si evince dai giudizi rilevati, un valore dell’indice di fiducia più basso nei settori delle erbacee, dove gli scarsi raccolti hanno inciso sui ricavi del trimestre, vanificando la spinta al rialzo dei prezzi, e nella zootecnia da carne, penalizzata dall’aumento dei costi di mangimi, capi di bestiame e prodotti energetici e - relativamente al comparto bovino - anche dal calo della domanda che continua a determinare una flessione delle macellazioni.
Resta invece positivo, seppure in lieve peggioramento, il valore dell’indicatore del settore vitivinicolo, grazie alla visione ancora complessivamente ottimistica degli operatori riguardo all’evoluzione economico-finanziaria aziendale, anche in virtù della maggiore propensione all’export.