"Il ruolo delle fiere è strategico – ha affermato il presidente di Veronafiere, Ettore Riello – e non si può dimenticare che complessivamente durante le fiere si chiudono accordi per circa 60 miliardi di euro di fatturato e dalle fiere internazionali passa il 15 per cento dell’export italiano.".
In questa ottica Veronafiere, ricorda Riello, "ha stretto accordi strategici con Sace e Simest e, in questa edizione di Vinitaly, ospita una importante delegazione del commercio estero cinese, perché, restando in ambito vitivinicolo, con 384mila aziende e un fatturato aggregato di 10 miliardi di euro, l’export rappresenta 4,7 miliardi, cioè il 50 per cento del totale, contro una media europea del 18 per cento".
Numeri che proiettano l’Italia primo produttore mondiale di vino e Verona, con Vinitaly, "la città simbolo del vino, in cui il vino è inserito nella vita della città", come ha ricordato il sindaco di Verona, Flavio Tosi.
Uno scenario positivo per il vino, "cresciuto del 5 per cento nell’ultimo anno, che però ha bisogno di aiuto, anche dall’Unione europea, ma non sotto forma di aiuti a pioggia", ha affermato il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia.
Se nel mirino c’è l’export, con i grandi vini a fare da apripista per il made in Italy, è chiaro che servono sforzi per ridare al settore agroalimentare la centralità che merita, rappresentando il primo settore in chiave di Pil europeo. "Serve un’inversione di rotta – ha spiegato il vicepresidente della Commissione europee, Antonio Tajani – perché quattro milioni di imprenditori italiani devono contare di più in Europa. Per questo vigilerò che i debiti pregressi della Pubblica Amministrazione vengano pagati".
Contro la burocrazia è intervenuto anche il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania. "In tema di semplificazioni resta moltissimo da fare – ha sostenuto Catania –. Il governo Monti ha fatto partire il processo tra mille difficoltà, ma le riforme fatte sono parziali e c’è molto cammino da fare".
Molto positiva l’attenzione di Vinitaly all’export e anche alla Cina. Un mercato, come ha confermato il ministro Catania, "nel quale c’è un grande spazio che si apre. Siamo fortissimi sui mercati storici, come Usa e Germania, ma siamo indietro nei nuovi mercati come Asia e Cina. Dobbiamo lavorare per recuperare terreno, dobbiamo fare meglio sistema, e non disperdere le risorse".
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Fonte: Veronafiere - Vinitaly