Dalla chimica all’high tech, dalla concia all’agroalimentare, passando per fonti rinnovabili, ciclo dei rifiuti e protezione della natura, molte sono le declinazioni della green economy italiana. Un filo verde che attraversa, innova e rende più competitivi i settori dell'economia.
La peculiarità della green economy italiana sta proprio nella riconversione in chiave ecosostenibile anche di comparti tradizionali e in una valorizzazione delle vocazioni delle comunità con la tecnologia e la banda larga, la filiera agroalimentare di qualità legata al territorio con il made in Italy e la cultura.
E con riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione: il 30% delle assunzioni non stagionali programmate dalle imprese per il 2012 è per figure professionali legate alla sostenibilità. La green Italy è una rivoluzione verde che interessa il 23,6% delle imprese industriali e terziarie con almeno un dipendente che tra il 2009 e il 2012 hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green.
E che attraversa il Paese da Nord a Sud, tanto che le prime 10 posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate da 4 Regioni settentrionali e 6 del Centro-Sud.
Le imprese della green Italy hanno la maggiore propensione all’innovazione: il 37,9% delle imprese che investono in eco-sostenibilità hanno introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro il 18,3% delle imprese che non investono green. Idem per l’export: il 37,4% delle imprese green vanta presenze sui mercati esteri, contro il 22,2% delle imprese che non investono nell’ambiente.
Alla presentazione del rapporto - oltre al presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, al presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci, e al segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi - sono intervenuti Aldo Bonomi, direttore Aaster, Marco Frey, professore di Economia e gestione delle imprese Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Fabio Renzi, segretario generale di Symbola, Edo Ronchi, presidente Fondazione Sviluppo sostenibile, Mario Catania, ministro delle Politiche agricole e - con un videomessaggio - Corrado Clini, ministro dell'Ambiente.
Geografia dell’economia verde
La classifica regionale per numero delle imprese green sul totale è guidata dalla Lombardia, che conta su 69 mila che investono nel green, seconda posizione per il Veneto (34 mila), terza per il Lazio (33 mila). Seguono Emilia Romagna (quasi 30 mila), Campania (oltre 26 mila), Toscana (oltre 24 mila), Piemonte (oltre 23 mila), Sicilia (circa 22.500), Puglia (oltre 21 mila) e Marche (circa 10.500).
Occupazione
Il 38,2% delle assunzioni complessive programmate (stagionali inclusi) da tutte le imprese italiane dell’industria e dei servizi per l’anno in corso si deve alle aziende che investono in tecnologie green. Sul totale di oltre 631 mila assunzioni complessive, oltre 241 mila sono ascrivibili ad imprese che credono nella green economy.
Catania: puntare su un nuovo modello di sviluppo
"A partire dai prossimi mesi dovremo porre più attenzione su due temi centrali per il nostro Paese: la legalità e un nuovo modello di sviluppo per l'Italia al quale è strettamente connessa la green economy". Così il ministro Catania alla presentazione del rapporto.
"Dobbiamo puntare su nuovi strumenti di crescita - ha proseguito -. Il rapporto ci mostra come sia in movimento una nuova imprenditorialità, ma molto resta da fare. Ancora oggi c'è una scuola di pensiero che non considera la green economy come idonea a dare una risposta alle esigenze di un Paese avanzato come il nostro".
"Nel passato sono stati scelti modelli industriali - ha dichiarato il ministro - che nel breve rendono, ma poi lasciano guasti ambientali e disoccupazione. Si può fare invece impresa in un quadro di sistema ecocompatibile, scegliendo attività e processi che creano valore non danneggiando, anzi tutelando l'ambiente e puntando sulla qualità".
Secondo Catania "l'esperienza delle rinnovabili ha dimostrato che occorre avere equilibrio. Il fotovoltaico sui terreni agricoli, ad esempio, beneficiava di troppi incentivi, senza considerare il suo impatto negativo sul sistema di produzione del cibo e sul profilo paesaggistico del nostro territorio.
"Altre scommesse ci aspettano - ha puntualizzato Catania - come il contenimento del consumo di suolo, ma anche la gestione dell'acqua e il ciclo dei rifiuti".
Coldiretti: 100 mila posti di lavoro dall'economia verde
Grazie alla green economy si aprono opportunità per oltre centomila posti di lavoro per i prossimi tre anni nelle campagne dove per la prima volta da dieci anni si è verificata una inversione di tendenza e sono aumentate del 4,2% le imprese condotte da giovani under 30 nel secondo trimestre del 2012.
E’ quanto emerge dall'analisi Coldiretti che ha collaborato alla redazione del rapporto Greenitaly. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg la metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni - sottolinea la Coldiretti - preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o anche lavorare in una multinazionale (19%). Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni, sono emerse tutte le criticita di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna.
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