"L'agricoltura, nonostante le difficoltà degli imprenditori, è l'unico settore produttivo del nostro Paese a crescere. E' questa una dimostrazione di vitalità e delle imprese. Ma è un trend che non potrà continuare a lungo se non ci saranno fatti concreti e se soprattutto non ci sarà verso gli agricoltori, oggi 'dimenticati', attenzione e rispetto da parte dei rappresentanti delle forze politiche, del Governo e del Parlamento. Non chiediamo privilegi, vogliamo solo essere nelle condizioni per operare con efficacia e competitività. La proposta di riforma della Pac della Commissione Ue di Bruxelles non ci soddisfa e per alcuni aspetti è addirittura penalizzante. Chiediamo quindi più equilibrio nella distribuzione delle risorse fra gli Stati membri, un'adeguata difesa dei redditi, la centralità dell'impresa e un effettivo ricambio generazionale". Lo ha affermato il presidente della Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi nella relazione di apertura della sesta Conferenza economica che si tiene a Lecce oggi e domani, 28 e 29 giugno, e che ha come slogan: 'Far crescere l'agricoltura per far crescere l'Italia'.

L'appuntamento annuale organizzato dalla Cia vede inoltre gli interventi del commissario Ue all'Agricoltura Dacian Ciolos, del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, del presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, e del coordinatore degli assessori regionali all'Agricoltura Dario Stefàno.

Misure per la crescita. "Negli ultimi dieci anni oltre 500 mila imprese agricole sono state costrette a chiudere i battenti. Solo nel primo trimestre del 2012 più di 13 mila sono andate fuori mercato. I costi produttivi, gli oneri contributivi e burocratici, gli aggravi fiscali (Imu in testa) hanno avuto riflessi pesantissimi -ha detto Politi- sull'attività degli agricoltori. Poche e insufficienti sono state le misure prese dal Governo Monti a sostegno dell'agricoltura. Chiediamo che si riaccendano i riflettori della politica sul mondo agricolo e che si tenga realmente conto del ruolo fondamentale che svolgono gli imprenditori agricoli in Italia. L'agricoltura coinvolge direttamente e indirettamente più di 4,5 milioni di persone. Più di un milione di famiglie vive di agricoltura".

Nuova politica agraria nazionale. "L'Italia agricola ha bisogno di una nuova strategia condivisa e di ampio respiro. Occorre costruire -ha rimarcato il presidente della Cia- un progetto di politica agraria nazionale per sviluppare ricerca e innovazione, favorire l'ingresso dei giovani e l'aggregazione fondiaria, rendere efficienti i mercati, sostenere la competitività, ridurre i costi di produzione e semplificare i rapporti tra imprese e Pubblica amministrazione".

Riforma della Pac post 2013. "La Pac 2014-2020 deve avere -ha detto Politi- precise priorità: efficienza del mercato, rafforzamento delle organizzazioni di produttori, diffusione dell'economia contrattuale, misure per favorire il ricambio generazionale, sostegno degli strumenti (assicurazioni e fondi di mutualità) per contenere gli effetti della volatilità dei prezzi e delle crisi di mercato. L'Italia deve far valere le ragioni dei nostri agricoltori in merito alla riforma della Pac. Deve esserci una posizione del 'sistema Paese' ".

Risorse Pac e ripartizione tra gli Stati. "Nelle proposte della Commissione per il prossimo quadro finanziario 2014-2020 sono stanziati 371,7 miliardi di euro (in termini di impegni ed a prezzi costanti 2011) a favore della spesa classica relativa alla Pac. Essa - ha sottolineato il presidente della Cia - rappresenta circa il 36% del bilancio comunitario totale, quota notevolmente inferiore rispetto al precedente periodo (42 per cento). Per la ripartizione degli stanziamenti della Pac tra gli Stati membri, l'Esecutivo di Bruxelles propone meccanismi di convergenza con l'obiettivo di una distribuzione più uniforme del sostegno a vantaggio degli Stati i cui pagamenti diretti sono inferiori al 90 per cento della media dell'Ue a 27. L'effetto della redistribuzione sarebbe molto differenziato tra i vari Paesi, con una penalizzazione molto forte per l'Italia, la Germania e la Francia; i maggiori vantaggi sarebbero per la Romania, la Polonia e la Spagna. Per effetto dei tagli alle risorse e della redistribuzione, il massimale dell'Italia, a valori correnti, per i pagamenti diretti passerebbe da 4,128 miliardi nel 2013 a 3,842 miliardi nel 2020, una riduzione del 6,9 per cento. Cchiediamo che la proposta di Bruxelles per la ripartizione delle risorse tenga conto della disparità del costo della vita nei diversi Paesi e, quindi, sia calcolata a parità di potere d'acquisto".

Ricambio generazionale. "I giovani agricoltori in Europa sono il 6% del totale degli addetti. In Italia sono il 2,9%. Solo 52 mila aziende, il 6,6 per cento del totale, hanno un conduttore giovane. Nell'agricoltura italiana -ha detto Politi- non vi è ricambio generazionale: solo il 16 per cento delle nuove aziende è guidato da un giovane, solo nel 2,3% delle aziende storiche è subentrato un giovane alla conduzione. La presenza di giovani agricoltori è sempre più importante in termini quantitativi e, quindi, di potenziale produttivo, in relazione alle prospettive di innovazione, sostenibilità, qualità dei processi e prodotti. Condividiamo la proposta di riforma della Pac che ha ampliato gli interventi specifici a favore dei giovani. La proposta deve però essere coerente con le enunciazioni. In questo senso condividiamo le proposte di emendamento presentate dalla Commissione Agricoltura del Parlamento europeo".

Imprese e definizione di 'agricoltore attivo'. "Dobbiamo porre l'agricoltura e le imprese al centro delle politiche agricole. Gli aiuti diretti  -ha sostenuto il presidente della Cia - dovranno essere destinati agli agricoltori professionali ed alle imprese agricole che operano nel mercato dei prodotti e del lavoro. La proposta della Commissione affronta la figura dell'agricoltore ‘attivo' con l'obiettivo di escludere dal regime di aiuti le proprietà fondiarie dalle quali i percettori realizzano una quota marginale di reddito. Una volta stabilita (secondo la proposta del Parlamento europeo) la lista negativa dei soggetti e delle attività che non possono essere ammesse al regime dei pagamenti, per la definizione di agricoltori ‘attivi' si dovrà tenere conto della diversità delle strutture aziendali e delle figure giuridiche consolidate nel tempo nella legislazione degli Stati membri. La definizione di agricoltore ‘attivo' dovrà essere lasciata agli Stati membri. Per quanto riguarda l'Italia, dovrebbe partire dalla nozione di imprenditore agricolo principale". 

Regolazione dell'offerta e stabilizzazione dei redditi. "Il dibattito sulla riforma si concentra molto sul pagamento unico aziendale, ma la riforma proposta dovrebbe migliorare il potere contrattuale degli agricoltori, ad esempio mediante la costituzione di associazioni di produttori, promuovere l'economia contrattuale e l'interprofessione. La possibilità di programmare l'offerta da parte delle organizzazioni di produttori e dei Consorzi di tutela rafforza la stabilità dei redditi degli agricoltori nelle fasi di instabilità dei prezzi. La discussione sul futuro della Pac e sugli strumenti per migliorare il funzionamento delle filiere alimentari devono essere intrecciati e seguire un percorso comune. Le Organizzazioni di produttori debbono assumere un ruolo sempre più importante nella gestione dei mercati agricoli. Apprezziamo che questa tesi sia ripresa nella proposta di parere del Parlamento europeo". 

"Il pacchetto di misure della Commissione per la gestione dei rischi e delle crisi di mercato - ha concluso Politi - si rivolge a obiettivi diversi (gestione del rischio in senso stretto e stabilizzazione dei redditi) e prevede strumenti diversi (assicurazioni e fondi di mutualità). I diversi strumenti devono essere tra loro complementari. Dobbiamo riferirci a tutti gli strumenti di gestione del rischio e di tutela dei redditi: diversificazione produttiva e delle fonti di reddito, gestione dei mercati e pagamenti diretti, accesso al credito, gestione e regolazione dell'offerta da parte delle organizzazioni di produttori, sistema interprofessionale, assicurazioni e fondi di mutualità. Le assicurazioni e i fondi di mutualità non possono, da soli, garantire la redditività delle aziende agricole. Nella proposta di Bruxelles manca questa visione di insieme".