'Cresci Italia', questo il nome che accompagna il decreto-legge del 24 gennaio 2012 n.1 con il quale il Governo Monti intende rilanciare lo sviluppo e la crescita economica del nostro Paese.
Un decreto legge, ora in conversione, che è all’esame del Senato dove sarà votato in Commissione Industria il prossimo 9 febbraio e che include diverse provvedimenti che investiranno il settore agroalimentare: relazioni di mercato, contratti di filiera, accesso al credito e la dismissione dei terreni demaniali. E’ proprio questo ultimo provvedimento che ci preoccupa.
Il decreto prevede l’alienazione in misura stabile dei terreni agricoli demaniali che, tradotto in soldoni, significa la dismissione totale di un patrimonio comune importante come il suolo agricolo nazionale. Nonostante il decreto indivudi nella promozione dell’imprenditoria giovanile e nell’ingresso di nuovi operatori 'il mezzo' per la crescita del settore primario, la vendita all’asta o in trattativa privata suonano come una misura volta a fare cassa; una misura che richiedendo un forte investimento da parte degli imprenditori agricoli, privilegia solo le realtà già consolidate...
Il classico caso in cui 'il fine' diventa più importante del 'mezzo'. Inoltre, la vendita dei terreni agricoli demaniali darebbe una occasione unica alle immense disponibilità di liquidità gestite dalla malavita organizzata (Mafia, Ndrangheta, Camorra,..) di appropriarsi a prezzi di favore di una parte ingente del patrimonio alienato, facilitando il riciclaggio dei proventi illeciti. L'alienazione dei terreni agricoli demaniali risulta inaccettabile, tanto più se consideriamo che negli ultimi 10 anni, nel nostro Paese, c’è stata una perdita della superficie agricola utilizzata pari a 300 mila ettari*, accompagnata da una riduzione del numero di aziende di circa un terzo (-32,2%)* e da un processo di concentrazione dei terreni in un numero minore di aziende, tale da determinare l'aumento della superficie media aziendale (7,9 HA).
Chiediamo pertanto una revisione immediata della norma. L'invito, più volte lanciato, è che i terreni agricoli demaniali, anziché essere alienati, siano concessi in locazione. L’affitto garantirebbe a tutti i cittadini la tutela dei beni comuni quali il suolo e le foreste e garantirebbe allo Stato una rendita costante nel tempo, senza considerare tutti i risvolti di carattere economico, a favore dello Stato, risultanti dalla nascita di tante nuove aziende agricole.
E' il momento di scendere in piazza e chiedere a voce alta che l’accesso alla terra sia per tutti e che i beni comuni siano gestiti come tali. L’appuntamento è per la giornata odierna, martedì 7 febbraio, alle ore 10, a Montecitorio. Saranno in piazza con l'Aiab, Alpa, Ari, Campagna popolare per l'Agricoltura Contadina, Crocevia, Legambiente, Libera, Rete Semi Rurali, Slow Food e Terra Nuova.
Fonte: Istat, dati provvisori del 6° Censimento generale dell’agricoltura
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