"Un incontro serio, proficuo e di reciproca assunzione di responsabilità". Così i presidenti di Coldiretti, Sergio Marini; Cia, Giuseppe Politi; Confagricoltura, Mario Guidi e Copagri, Franco Verrascina hanno definito l'incontro avvenuto ieri a Palazzo Giustiniani con il presidente del Consiglio incaricato Mario Monti

"Si è respirata un'aria diversa, hanno aggiunto, di disponibilità e consapevolezza. Consapevolezza della difficoltà del momento, ma anche del fatto che questo Paese ce la può fare", hanno spiegato. 

In particolare, i quattro presidenti hanno riferito che Monti ha sottolineato l'importanza di un recupero di presenza e credibilità in sede europea, "dove per noi - ha detto Marini - si gioca una partita ulteriormente importante, quella sulla Politica agricola comune". 

Nel corso dell'incontro, le organizzazioni agricole, a nome delle quali è intervenuto Marini, hanno consegnato a Monti il documento congiunto sulla riforma della Pac messo a punto in occasione del Forum Agroalimentare di Cremona ed hanno illustrato le principali priorità dell'agricoltura italiana

"Per l'agricoltura italiana - hanno sottolineato - è necessario un forte momento di discontinuità. Serve una politica incisiva e condivisa con le parti sociali, che affronti i problemi strutturali, recuperi competitività al settore, valorizzando le sue forti potenzialità intrinseche. Ma prima di tutto è indispensabile acquisire una comune visione strategica dell'agricoltura made in Italy". 

"Investire sul valore del made in Italy agroalimentare, pressing sul negoziato europeo di riforma della Politica agricola, garantire parità di condizioni nella concorrenza lungo la filiera agroalimentare. Sono queste le tre priorità per l'agricoltura italiana che il Governo e il nuovo ministro delle Politiche agricole dovranno affrontare", ha affermato Marini nel suo intervento. 

Per Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri: "Occorre un quadro normativo e comportamentale che eviti il dumping sociale e ambientale e l'uso improprio del 'marchio Italia' e dei nostri territori nelle produzioni agroalimentari riconoscendo il made in Italy quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano". 

"Occorre - hanno continuato le organizzazioni agricole - una presenza forte e qualificata a Bruxelles per condurre con determinazione il negoziato sulla riforma della Pac dove l'Italia rischia di perdere 1,4 miliardi di euro dal 2014 al 2020 con effetti sulla competitività delle nostre imprese rispetto a quelle degli altri paesi. Occorre infine - hanno concluso le organizzazioni - un quadro normativo che garantisca condizioni di vera concorrenza lungo la filiera agroalimentare e una semplificazione amministrativa non più rinviabile".