Per le imprese agricole è sempre più allarme costi. Tra mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari e specialmente carburante) e oneri contributivi e burocratici, il peso è ormai insostenibile per molte di esse.

In soli due mesi (gennaio e febbraio) il caro-gasolio è costato all'agricoltura, ma soprattutto alle serre, un conto molto salato: oltre 5 milioni di euro. La denuncia viene dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori che rinnova la sua richiesta affinché vengano prese misure realmente incisive, a cominciare dall'accisa zero per il carburante agricolo. Un'agevolazione indispensabile che governo e maggioranza hanno completamente ignorato con il decreto Milleproroghe.

La situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con le prossime operazioni primaverili in campagna, avverte la Cia, ma soprattutto con l'irrigazione e le grandi raccolte dei prodotti durante le quali aumenta considerevolmente il consumo dei prodotti petroliferi. E sicuramente il quadro che si sta delineando a livello internazionale, con nuove forti tensioni sui prezzi del petrolio e delle materie prime, alimentate da quanto sta avvenendo nei paesi del Nord Africa, a cominciare dalla Libia, farà sentire ulteriormente effetti nefasti.

Ma il fronte dei costi sta minando da tempo le basi della nostra agricoltura. Basti pensare che in cinque anni, dal 2005 ad oggi, si è assistito a rincari considerevoli: per alcuni prodotti i prezzi pagati dall'agricoltore sono addirittura triplicati, avverte la Cia. Una situazione preoccupante che, sommata ai prezzi non remunerativi sui campi, diventa esplosiva e rischia di trascinare nel baratro migliaia di aziende che non riescono più a stare sul mercato.

Nello scorso mese di dicembre - come conferma anche l'Ismea - il fattore costi produttivi ha segnato una nuova crescita: +4,3% nei confronti dello stesso periodo del 2009. Un aumento - rileva la Cia - sul quale ha influito pesantemente in particolare il rincaro dei prezzi dei prodotti energetici (+4,6%), dei mangimi (+14%) e dei concimi (+4,1%).

Attualmente i costi produttivi, come spiega la Cia, incidono nella gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l'85%.

Non solo. La Cia fa anche sapere che a a questi incrementi si devono aggiungere, nonostante la fiscalizzazione per le zone svantaggiate e di montagna, anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni sono cresciuti del 26%) e quelli di carattere burocratico. Costi onerosi che frenano drammaticamente le imprese, compromettendone la tenuta sul mercato e con un'incidenza negativa notevole sull'occupazione e la competitività.