La maggioranza dei consumatori è contraria all’impiego degli Ogm. Lo dicono fior di sondaggi e inchieste. Normale. E’ il risultato di anni di dibattiti e discussioni dove il dubbio e il preconcetto ha prevalso sulle evidenze scientifiche. E gli amministratori pubblici non possono che essere attenti agli “umori” dei cittadini. In fin dei conti la loro “carriera” pubblica e politica è nelle mani del cittadino-consumatore-elettore. Non stupisce allora che gli assessori regionali all’Agricoltura, coordinati dal pugliese  Dario Stefàno, abbiano firmato un ordine del giorno con il quale si invoca l’applicazione della clausola di salvaguardia per vietare la coltivazione in Italia del mais “Mon 810” e della patata “Amflora”. Una decisione che arriva contemporaneamente alla proposta emersa durante l’ultimo Consiglio dei ministri Agricoli della Ue, il 29 settembre, di dare maggiore flessibilità ai singoli stati membri nel definire le misure di coesistenza fra colture Ogm e colture tradizionali.   Adesso l'iniziativa degli assessori regionali verrà discussa il 7 ottobre in occasione della Conferenza Stato Regioni e anche se non si arriverà, come probabile, alla adozione della clausola di salvaguardia, è innegabile che la posizione unanime delle regioni nei confronti del tema Ogm finirà per condizionare l’atteggiamento italiano nelle decisioni che in proposito verranno discusse e decise a Bruxelles.

 

Saremo in difficoltà

L’Italia in questo modo compie un altro passo verso il rifiuto degli Ogm e poco vale ricordare che questa posizione ci pone in difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime, da quelle utilizzate per l’alimentazione degli animali a quelle che finiscono più o meno direttamente sulle nostre tavole. Perché nel mondo e in particolare nei paesi dai quali ci riforniamo, il mais e la soia, per citare gli alimenti più noti, sono per gran parte ottenuti da piante Ogm. Tanto che è forte il sospetto che già oggi molti dei prodotti che consumiamo siano tutt’altro che Ogm free.

 

Consenso “bulgaro”

Intanto la proposta che viene dalle Regioni incontra ampi consensi, a iniziare da Coldiretti che per bocca del suo presidente, Sergio Marini, invia agli assessori regionali  “il ringraziamento dell’agricoltura italiana.” Analoga la posizione della Cia che ricorda al ministro Giancarlo Galan che dovrà tener conto del parere degli assessori regionali, un orientamento che ora va confermato a livello europeo. Per non parlare della “task force” anti-Ogm nella quale si riconoscono molte organizzazioni, da Greenpeace al Wwf, che ha salutato con un grande plauso (non poteva essere altrimenti) la posizione intransigente delle regioni. Consensi arrivano anche da alcune forze politiche, come Lega Nord Veneto e il PD. Un coro dal quale si discosta solo la voce di Confagricoltura che esprime le sue remore per l’atteggiamento delle regioni che avrebbero dovuto impegnarsi per dettare le regole per la coesistenza fra colture Ogm e convenzionali piuttosto che lanciarsi in un veto agli Ogm, materia che andrebbe affrontata senza pregiudizi e dando voce alla scienza. Che in più di un’occasione si è espressa a favore degli Ogm. Inascoltata.