Sono formaggi e salumi a tirare la corsa dei prodotti a marchio di origine, il cui consumo è in forte crescita, come indicano i numeri resi noti da Ismea. Per i Dop il 2007 si è infatti chiuso con un incremento del 7,9%, mentre gli Igp hanno fatto registrare un significativo + 5,4%. Anche i prodotti ortofrutticoli hanno chiuso il 2007 con un risultato positivo (ma sono soprattutto le mele a trainare il settore), mentre perdono terreno gli oli di oliva.

Tanta attenzione a come si comporta il mercato dei prodotti a marchio di origine è motivato dal numero di marchi riconosciuti in Italia che con i suoi 171 prodotti tutelati, si classifica come il Paese con il più alto numero di Dop e Igp.


In arrivo altri Dop

Un primato che ci viene insidiato dalla corsa che in tutta la Ue viene attuata per ottenere la denominazioni di origine per altri prodotti. E' di questi giorni infatti l'inserimento da parte della Commissione europea di sei nuovi prodotti fra Dop e Igp. Si tratta dei prodotti portoghesi "Butelo de Vinhais" o "Bucho de Vinhais" o "Chouriço de Ossos de Vinhais" (charcuterieIgp), e "Chouriça Doce de Vinhais" (charcuterieIgp), dei prodotti spagnoli "Afuega'l Pitu" (fromageAop) e "Mazapán de Toledo" (Pâte d'amendesIgp) e dei prodotti françesi "Agneau de Lozère" (Viande - Igp) e "Oignon doux des Cévennes (Légume - Aop). Sei nuove denominazioni che vanno ad aggiungersi alla lista degli oltre 800 prodotti già protetti con i marchi d'origine europei.


Il fallimento del Wto

Sui prodotti a marchio si abbatte ora la scure del mancato accordo in sede Wto (organizzazione mondiale dei commerci) sul quale si sperava anche per mettere un freno alle falsificazioni dei prodotti agroalimentari “made in Italy” che si trovano in ogni parte del Mondo. Un danno che secondo le stime di Coldiretti ci costa almeno 50 miliardi all’anno di mancate vendite di nostri prodotti originali. Senza contare il danno di immagine che consegue dal consumo di prodotti contraffatti, la cui qualità è lecito immaginare sia più che dubbia.


Quando Dop non conviene

Del tema dei marchi e delle produzioni tipiche si è anche occupato un recente seminario che si è tenuto a Rivalta Bormida, nell’ambito delle attività del Piano di azione del distretto agroalimentare di qualità del settore orticolo della Provincia di Alessandria. In questa occasione è stato presentato uno studio realizzato da Nomisma sul tema dei marchi collettivi geografici. Ne è emerso che i prodotti locali sono certamente capaci di raccogliere il consenso dei consumatori, ma soffrono della scarsa riconoscibilità al di fuori dei loro bacini. Un problema che si tenta di superare attraverso la registrazione di marchi collettivi geografici (è il caso delle DeCo, le Denominazioni Comunali). A differenza di Dop e Igp, che di per sé non garantiscono diffusione e notorietà, i marchi collettivi hanno un iter di registrazione più semplice e meno costoso.

Rappresentano pertanto un'interessante via per i molti prodotti che non potendo disporre di grandi risorse economiche ed organizzative non potrebbero altrimenti avvalersi di un marchio di riconoscibilità, sicuramente utile per attuare promozioni più incisive.


Foto daquella manera