Ma la colpa di chi è? Di molti, singole persone, amministrazione pubblica, organizzazioni degli agricoltori, Regioni, ministeri vari, servizi statistici e via elencando.
Talmente tanti che è praticamente impossibile stabilire le singole responsabilità. Unica soluzione: chiudere il fascicolo e archiviare il tutto.
Questa, in estrema sintesi, la conclusione alla quale è giunta la giudice Paola Di Nicola, Gip (Giudice per le indagini preliminari) del Tribunale di Roma, cui è toccato il difficile compito di sbrogliare l'intricata matassa delle quote latte.
Una sorta di missione impossibile giunta sul tavolo della giudice a metà del 2016, dopo che centinaia di allevatori si erano opposti alla richiesta di archiviazione proposta dal Pubblico ministero. Archiviazione che riguardava un procedimento penale contro ignoti per vari reati legati alla gestione delle quote latte.
Verifiche minuziose
Con una dedizione meritevole di encomio, la Gip Di Nicola ha controllato e ricontrollato tutti i fatti che riguardano le quote latte fra il il 2012 e il 2015 (termine del regime delle quote).Inutile verificare cosa era successo prima del 2012. Tutti fatti prescritti o prossimi alla prescrizione.
In questo meticoloso lavoro la Gip Di Nicola è giunta a conclusioni a dir poco sconcertanti.
Nell'ordinanza che accompagna la richiesta archiviazione si leggono frasi destinate a lasciare il segno.
Eccone alcune: "I dati posti a fondamento delle quote latte in Italia non sono veritieri". Si continua poi affermando che: "la falsità dei dati è nota a tutte le autorità amministrative e politiche, rimaste consapevolmente inerti per 20 anni".
Un "j'accuse" forte, che non fa sconti a nessuno. Ma che al contempo ammette la sconfitta quando conclude che: "chiedere all'Autorità giudiziaria italiana, a distanza di decenni dai fatti, l'individuazione di fattispecie di reato da attribuire a soggetti determinati…non potrà condurre ad alcun concreto risultato".
Conseguenze deflagranti
C'è un'altro passaggio dell'ordinanza della giudice Di Nicola che merita una forte sottolineatura.Eccolo: "Se il quantitativo complessivo sulla produzione fosse stato gonfiato, tanto da aver fatto superare, nel corso degli anni, la quota nazione, in base a dati non rispondenti al vero, le conseguenze sarebbero deflagranti perché le sanzioni pagate dall'Italia all'Ue ed il prelievo supplementare (le multe latte, ndR) chiesto ai singoli produttori potrebbero non essere dovuti".
Chi chiederà scusa?
Capito? Potrebbe esserci più di un motivo per chiedere scusa ai "cobas" del latte, gli irriducibili del no alle multe, vilipesi e sbeffeggiati come "furbetti" che se ne infischiano delle regole.Scuse ancora più sentite bisognerebbe poi rivolgere agli altri allevatori, quelli che le multe le hanno pagate e che ancora le stanno pagando, magari a rate.
Poi gli altri, quelli che per evitare le multe hanno speso fior di euro per acquistare quote latte e mettere così il proprio allevamento al riparo dai rigori delle norme comunitarie.
A chi giova
Ma ormai i giochi sono chiusi. Chi ha pagato si rassegni. Chi sta ancora onorando le rate, dovrà continuare a farlo. Altre possibilità non ci sono o sono assai remote.Anche l'ultima speranza di una improbabile riapertura della vicenda si è spenta con l'archiviazione decisa dalla giudice Di Nicola. Più che giustificata.
C'è però chi ne potrà trarre giovamento. Sono gli allevatori che a dispetto di tutto e tutti si sono opposti con ogni mezzo lecito al pagamento delle multe e che ancora oggi possono vantare contenziosi aperti con l'amministrazione pubblica.
Le parole scritte nell'ordinanza di archiviazione della giudice Di Nicola sono macigni che peseranno sull'esito delle loro controversie.
Esattori esautorati
Ci sono poi gli allevatori le cui multe sono divenute esigibili e che ancora non hanno regolarizzato la loro posizione.Il passaggio della riscossione da Agea all'Agenzia delle entrate (deciso con il decreto "emergenze") ha congelato la situazione sino al prossimo 15 luglio.
A quella data gli esattori potranno bussare alla porta delle stalle per presentare le cartelle esattoriali. Con quali risultati lo vedremo.