Procede a rilento la riforma del sistema allevatori e con essa il delicato capitolo della riproduzione animale e del miglioramento genetico.
Il decreto legislativo che ne detta le regole (il numero 52 del 2018) è entrato in vigore il 9 giugno dello scorso anno, stabilendo che entro 18 mesi le associazioni allevatori e gli enti che tengono i Libri Genealogici debbano adeguarsi alle nuove norme.

Fra queste, come già anticipato da AgroNotizie, l'obbligo che gli allevatori aderiscano direttamente alle associazioni che si propongono come enti selezionatori.
Ancora oggi, lo ricordiamo, tutto il sistema allevatori ruota attorno all'Associazione italiana allevatori, che però non associa direttamente gli allevatori, compito lasciato alle sue organizzazioni periferiche.
 

Chi si è messo in "regola"

Al momento fra le organizzazioni degli allevatori che hanno accolto le nuove norme figurano l'Anapri e l'Anarb.
La prima riunisce gli allevatori della razza bovina Pezzata rossa italiana, che già a fine 2018 ha adeguato il proprio statuto per accogliere fra i suoi associati gli allevatori.

Come ricordato da AgroNotizie, Anapri figura fra le prime strutture del sistema allevatori ad aver accolto le nuove norme.
E' più recente la trasformazione di Anarb, l'associazione degli allevatori di razza Bruna, che vanta una forte presenza nelle stalle da latte.
Anche in questo caso (si veda in proposito AgroNotizie) il punto centrale del nuovo statuto risiede nell'ingresso fra i soci dei singoli allevatori.
 

In arrivo la Frisona

Nella stessa direzione si stava muovendo Anafij, l'associazione nazionale degli allevatori della razza Frisona, "regina" fra le razze da latte.

Forte di una lunga attività in campo selettivo e di strutture all'avanguardia nel cremonese, cuore della zootecnia da latte, l'Anafij (la j finale sta per razza Jersey) è fra i principali protagonisti delle attività di selezione della zootecnia da latte, sovente in sinergia con la "sorella" Anarb.

Motivo per il quale è forte l'attenzione su come sarà il suo assetto dopo la trasformazione indotta dalle nuove norme sulla riproduzione animale.
 

Lo stop

Questa "trasformazione" era ormai prossima a compiersi quando è giunto uno stop con la richiesta di un supplemento di istruttoria per la validazione del nuovo statuto.

Poca trasparenza nei confronti dei soci, che vengono trasferiti da un ente all'altro senza alcun coinvolgimento, afferma Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia, che punta il dito sulla "gestione monopolistica" di Coldiretti.
 

Un invito

Non è la prima volta che fra Confagricoltura e Coldiretti non c'è intesa sulla gestione del sistema allevatori. Eppure la contrapposizione di idee e progetti, senza prevaricazioni, è materia prima per migliorare i risultati.

Accadeva così, molti anni fa, quando grandi uomini dell'una e dell'altra organizzazione agricola sono stati capaci di rendere la zootecnia italiana protagonista sulla scena mondiale, attraverso una gestione collegiale di Aia.

Un invito a quanti hanno responsabilità su questa materia a ripercorrerne l'esempio.