In Sardegna torna a salire la tensione sul prezzo del latte ovino.
Dopo che a fine novembre 2016 con i primi contratti per la campagna in corso i prezzi erano risaliti a 85 centesimi al litro, il 7 gennaio 2017 il presidente ed il direttore di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu e Luca Saba, hanno inviato una lettera al presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru ed ai prefetti in cui si presenta il clima drammatico che si vive negli ovili sardi con il latte pagato dai trasformatori sotto i 60 centesimi.
"Situazione creata - secondo Coldiretti Sardegna - proprio dai trasformatori che per circa un anno hanno parlato di sovrapproduzione di latte, rivelatasi alla fine, come Coldiretti in solitaria diceva da tempo, falsa".

"In questo momento, purtroppo, non c'è più tempo per cercare responsabili, ma si chiedono al presidente interventi immediati e concreti di sostegno diretto al reddito dei pastori e lo sblocco dei fondi del Programma di sviluppo rurale Sardegna 2014-2020, che consentano proprio ai produttori di colmare le perdite dovute ad un prezzo del latte a cifre vergognose" sottolinea una nota stampa dell'organizzazione agricola.

Nella lettera a Pigliaru, Cualbu e Saba, ripercorrendo la vicenda della crisi di prezzo del Pecorino romano della scorsa campagna, alimentata proprio dai continui annunci dei trasformatori sull'eccesso di produzione lattiera, 100 milioni di litri in più, poi smentiti dai dati ufficiali di produzione resi noti dall'organismo di certificazione, tra l'altro affermano: "La situazione del settore ovicaprino è oggi arrivata allo stallo. Abbiamo chiesto garanzie per tutti gli attori della filiera accompagnati da importanti interventi per la filiera: dal prestito di conduzione per evitare le caparre, agli interventi di capitalizzazione del sistema cooperativo che, infatti, oggi è quello che soffre maggiormente il momento di crisi, essendo pesantemente sottocapitalizzato".

Cualbu e Saba ancora sottolineano: "Noi siamo certi che un prezzo di dieci euro al chilo per il Pecorino romano fosse difficilmente sostenibile dal mercato, ma riteniamo anche che nessun intervento volontario di regolazione della produzione, così come nessuna prudenza sulla gestione dei dati produttivi, abbia portato ad una perdita stimabile per la filiera di circa 150 milioni di euro".  

"Ora, gentile presidente, lo sa su chi si sta scaricando il rischio d'impresa della filiera?" scrivono ancora i vertici di Coldiretti Sardegna. "E chi  pagherà le inefficienze di chi non è riuscito ad organizzarsi per evitare questo tracollo? I pastori. Come sempre. Infatti il prezzo del latte è passato da 1 euro di fine campagna 2015-2016 ai 0,55 centesimi di euro di questa campagna".
 
Moltiplicando il differenziale di prezzo per il latte che sarà prodotto, cioè poco meno di 290 milioni di litri, Coldiretti stima la perdita di reddito dei pastori in circa 130 milioni di euro. A rischio tutte le 10mila imprese pastorali sarde, ad eccezione delle poche, sottolineano Cualbu e Saba, che sono riuscite a sottoscrivere i contratti ad 85 centesimi ad inizio campagna.
 
"Moltissime aziende chiuderanno, dovendo sopportare perdite di ricavi eccessive, con un costo di produzione che si attesta nettamente al di sopra della remunerazione che si sta attualmente pagando" sostengono ancora Cualbu e Saba.
  
Per evitare la crisi degli ovili sardi e il rischio chiusura del comparto "l'unica soluzione in questo momento è che si strutturino importanti sostegni diretti al reddito dei pastori necessari per colmare queste perdite, accompagnati da un intervento straordinario per lo sblocco immediato dei fondi del Psr, con anticipi su indennità compensativa e su benessere animale, garantendo un filo di ossigeno e liquidità agli ovili" conclude la lettera.