Con queste parole l'assessore regionale all'Agricoltura Marco Remaschi ha aperto il suo intervento al convegno nazionale dedicato alla agrobiodiversità, organizzato dalla Regione Toscana a Firenze, nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati venerdì scorso.
Il convegno ha permesso di mettere a fuoco e confrontare le normative e le attività sulla tutela e conservazione dell'agrobiodiversità di almeno otto regioni italiane, a partire dalla esperienza della Toscana, la prima Regione che ha affrontato queste tematiche ben venti anni fa. Inoltre l'incontro ha permesso un confronto sulle potenzialità della legge nazionale su questa materia, la 194 del 2015, recentemente approvata.
"Il convegno - ha precisato Remaschi - ha permesso di evidenziare le peculiarità e anche le diverse sensibilità con cui le singole regioni hanno affrontato questa materia, ma anche di far emergere la spinta a fare rete per meglio cogliere le opportunità che si legano alla fase attuativa della nuova legge nazionale".
La agrobiodiversità è un sottoinsieme del più grande tema della biodiversità e riguarda in modo specifico le varietà vegetali e le razze animali, coltivate o allevate e il territorio ad esse legato.
Questo tema è venuto alla ribalta perchè la biodiversità agricola è stata messa a rischio dall'industrializzazione dell'agricoltura. La spinta alla massima produttività delle colture ha infatti richiesto la selezione e la diffusione di cultivar uniformi e standardizzate sia a livello delle sementi che del loro metodo di coltivazione.
Il lavoro su questo tema è cominciato in Toscana nel 1997, con una specifica legge regionale sulla tutela delle risorse genetiche autoctone locali, successivamente modificata nel 2004. Legge per la quale la Regione Toscana ha ricevuto nel 2010 una menzione d'onore dal World future council, la fondazione mondiale impegnata sul fronte dell'individuazione e sostegno alle migliori politiche sostenibili e rispettose dei diritti universali.
Attualmente sono oltre 700 le varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi autoctoni della Toscana che oggi sono a rischio di estinzione e 21 le razze di animali da reddito. Per mantenerle in vita e impedire che si estinguano la Regione ha da tempo istituito un sistema di banche del germoplasma e di coltivatori custodi, quasi 200 in Toscana, che sono i protagonisti di questa opera di conservazione.
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Fonte: Regione Toscana