Il latte sotto attacco del “fattore F”. Si tratta del prezzo dei foraggi, i cui listini sono saliti vertiginosamente, toccando quotazioni per l’erba medica vicine ai 200 euro alla tonnellata. Valori inimmaginabili (un anno fa, alla fine di agosto, il terzo taglio di medica era quotato 155 €/t), anche se l’andamento climatico e meteorologico di questa primavera e dell’estate lasciava presagire un innalzamento dei prezzi.

In pratica, è una voce di costo in più che si incide sui bilanci delle aziende zootecniche e che fa dire al professor Andrea Formigoni, docente di Nutrizione e alimentazione animale del dipartimento di Medicina veterinaria all’Università di Bologna: “Se non aumenta in maniera significativa il prezzo del latte, le tensioni sono destinate ad aumentare. Anche per il prezzo dei foraggi, che è cresciuto e che sta mettendo gli allevatori in difficoltà”.
La produzione non è abbondante e in alcuni casi è capitato che i foraggi siano stati distolti dall’uso tradizionale di alimentazione negli allevamenti per rifornire i digestori dei biogas, tendendo ulteriormente la corda dei prezzi.

Formigoni azzarda anche un prezzo del latte idoneo e parla di “non meno di 50-55 centesimi al litro, per essere competitivo sulla produzione energetica e per non schiacciare le aziende zootecniche sotto il peso di eccessivi costi di produzione”.

Chi ha chiesto al ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, di riaprire il tavolo delle trattative è stato l’assessore lombardo all’Agricoltura, Gianni Fava.
“Agli industriali del settore lattiero caseario chiediamo di chiudere in fretta la vertenza sul prezzo anche con chi è rimasto fuori dall’accordo di luglio, rendendo così equa la quotazione per tutti i produttori – dichiara Fava -. Il ministero delle Politiche agricole non può ignorare la situazione di speculazione in atto riguardo al prezzo del latte, che mette in difficoltà gli allevatori. E anche alla luce delle dichiarazioni di molti produttori di latte, che hanno fatto sentire la loro voce, tra cui il presidente di Copagri Lombardia Roberto Cavaliere, sarebbe auspicabile che fosse il ministero a riconvocare le parti per la definizione del prezzo; noi assicuriamo la nostra massima disponibilità a fare la nostra parte”.

Anche perché la quotazione del latte crudo spot sulla piazza di Verona dello scorso 2 settembre ha confermato che il latte è prodotto ricercato: 49 centesimi al litro, vale a dire il 24,1% in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa (fonte: Clal).

La situazione rimane tesa. Non soltanto perché a livello mondiale il filo diretto fra Nuova Zelanda e Cina si è ingarbugliato con la vicenda legata al botulino (da verificare e da prendere con le molle). Ma anche perché persino in Europa la produzione lattiera appare in flessione, mentre la domanda si mantiene elevata.
Dopo la firma dell’accordo sul prezzo del latte in Lombardia fra l’industria e due sole sigle sindacali agricole (Cia e Confagricoltura), con un botta e risposta sulla cifra di 42 centesimi al litro che è stata oggetto di disquisizioni, accuse, difese, repliche e precisazioni, il copione all’insegna dell’alta tensione sembra in parte essersi ripetuto anche in Piemonte.

Compral Latte-Inalpi-Ferrero: è scontro Coldiretti-Cia
Nei giorni scorsi infatti la cooperativa Compral Latte, aderente ad Ue.Coop, la centrale cooperative legata a Coldiretti, ha sottoscritto un accordo con Inalpi-Ferrero, prevedendo un “welcome premium” di un centesimo (raddoppiato immediatamente) fino al 31 marzo 2014 e valido per tutti i 230 soci che aderiscono a Compral. Una cifra che va sommata al prezzo derivante dal sistema di calcolo indicizzato attualmente in vigore.
Compral Latte – sottolinea in un comunicato il presidente Roberto Chialva - si consolida e pone le basi per la prossima campagna da una posizione di tranquilla centralità nel sistema. La costruzione della nostra filiera è un modello unico in Europa, capace di superare le onde d’urto di un mercato dove ciclicamente si affacciano offerte dettate da interessi transitori. Noi e i nostri allevatori continuiamo sulla nostra strada, cercando di accrescere i già notevoli risultati raggiunti”.

Pronta la replica della Confederazione italiana agricoltori. Un attacco a colpi di calcolatrice. “In totale – afferma la Cia Piemonte - fanno 40,7 centesimi il litro. Molto di meno dei 42 centesimi riconosciuti agli allevatori dall’intesa fra Cia, Confagricoltura e Lactalis in Lombardia, contro cui la Coldiretti ha usato parole di fuoco. Questo è un precedente negativo che peserà sulla futura trattativa del latte”.

Parole di fuoco, che la Coldiretti piemontese liquida con una scrollata di spalle. “Chi non sa leggere, non scriva – scrive il direttore Coldiretti, Bruno Rivarossa, riferendosi alle dichiarazioni rilasciate a La Stampa di Torino -. Quello Compral Latte è un progetto virtuoso che ha fatto scuola, seppure né Coldiretti né la stessa cooperativa abbiano mai preteso che la loro fosse la quotazione piemontese del latte, sono stati gli altri a dirlo. Più semplicemente la filiera Compral-Inalpi-Ferrero ha dato alle imprese la possibilità di programmare l’attività, senza essere legate a trattative estemporanee”.

Ma ormai la guerra è aperta e l’ultima parola diventa una questione di principio, o forse di chiarezza. “Giustificazioni, quelle di Coldiretti – replica ancora la Cia subalpina -. E resta un fatto: sono 40,7 centesimi contro i 42 criticati in Lombardia”.