Latte elemento centrale dell'alimentazione. Carlo Cannella, famoso nutrizionista nonché professore ordinario di Scienza dell'alimentazione all'Università La Sapienza di Roma, afferma che è “assolutamente insostituibile”.

Il concetto è molto chiaro e non lascia spazio ad altre interpretazioni: bere latte fa bene, soprattutto dall'infanzia fino ai 35 anni, "età in cui si arriva al cosiddetto picco osseo – puntualizza CannellaCiò non vuol dire che la sua assunzione oltre questo limite anagrafico non comporti benefici, tutt'altro; se osserviamo per esempio le donne in menopausa, momento della vita in cui maggiore è la probabilità di essere colpite dall'osteoporosi, noteremo che questa malattia si manifesta maggiormente in quella popolazione che in gioventù ha bevuto minori quantitativi di latte".

Ma quanto latte andrebbe assunto quotidianamente? "Le nostre indicazioni, riportate peraltro anche nella più aggiornata piramide alimentare – continua Cannella – parlano di due porzioni quotidiane da 125 gr ognuna o, in alternativa, una di latte e una di yogurt. Un'abitudine che andrebbe rispettata ogni giorno, per tutta la vita".

Sicurezza, qualità, conservabilità del prodotto sono i cardini su cui si basa il mercato del latte in Italia. "Purtroppo – sottolinea Cannella – a differenza dei cugini tedeschi e inglesi, gli italiani bevono meno latte di quanto dovrebbero, privilegiando bevande che dal punto di vista salutistico nulla hanno da spartire con questo alimento d'eccellenza."

 

Tuttavia, nel 2009, un'indagine condotta dalla Ac Nielsen per Ismea, ha evidenziato che gli acquisti di latte alimentare in Italia, rispetto all’anno precedente, sono aumentati del 5,7% passando da 2.411.855.000 a 2.549.149.000 litri; privilegiando il latte fresco (+2,75%) sull’Alta qualità (-4,88%) e su quello a lunga conservazione (-0,26%).

Il Sud e la Sicilia coprono il 33% degli acquisti a livello nazionale, seguiti a pari merito dal Nord Ovest, dal Centro e dalla Sardegna a quota 24%, mentre nel Nord est del paese gli acquisti coprono un più modesto 19%.

Di latte alimentare e di quello destinato alla trasformazione si è molto parlato durante il recente Congresso Nazionale di Buiatria, nel corso del quale il professor Daniele Rama, docente presso lo Smea (Alta scuola in economia agroalimentare dell’Università Cattolica di Piacenza) ha ricordato che a livello nazionale il valore industriale totale di mercato supera i 14 miliardi di euro, di cui ben 3 miliardi riguardano il latte alimentare. In un contesto globale dove le dinamiche produttive sono sempre più appannaggio dei cosiddetti Paesi emergenti, spicca l'incremento del 24,9% registrato dall’Asia nel periodo compreso tra il 2004 e il 2009, a cui l’Europa ha risposto con una riduzione, seppur non preoccupante, dell’1,5%.

"Un calo – ha sottolineato Ramadeterminato dal regime delle quote in vigore nella Ue e che ha favorito il mantenimento di una produzione costante". Le quote saranno però abolite nel 2015: quale sarà dunque lo scenario da affrontare a livello europeo? Secondo il docente universitario la produzione in Europa dovrebbe aumentare di circa il 4% su quella attuale, mentre in Italia l'incremento potrebbe superare di poco il 5%: solamente un punto in più della media europea prevista.

Alla 65° edizione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte organizzata da CremonaFiere (Cremona 28-31 ottobre) il ricco calendario di convegni e seminari in programma, tra cui spicca la settima edizione degli Stati Generali del Latte, quest'anno di respiro europeo, sapranno rispondere ai tanti quesiti che gli operatori oggi si pongono sul futuro del comparto, dando ampio spazio agli approfondimenti necessari per una competizione sempre più globale.