"Non è possibile parlare di innovazione in agricoltura senza partire dal seme", ha dichiarato il presidente di Assosementi, Giuseppe Carli, aprendo l'incontro pubblico 'Comunicare l'innovazione', moderato dal giornalista di AgroNotizie Lorenzo Cricca, esperto di innovazione varietale. Un evento che si è svolto il 19 aprile a Bologna, a margine dell'assemblea annuale dell'associazione che riunisce le aziende sementiere in Italia.
"La percezione dell'agricoltura sta evolvendo e con essa anche il modo di comunicarla: si sta abbandonando finalmente l'idea di un'agricoltura slegata dai progressi della scienza e della tecnologia. I consumatori oggi chiedono all'agricoltura prodotti sani, sostenibili e con proprietà nutrizionali specifiche: in una parola innovativi. Il compito delle aziende sementiere è quello di dare risposte a queste domande", ha proseguito Carli.
"La tecnologia contenuta in un seme è pari a quella racchiusa in un microchip. Il contenuto di innovazione, di ricerca in campo genetico e di sperimentazione contenute nelle sementi sono di una complessità stupefacente, frutto del lavoro di generazioni di studiosi che troppo spesso vengono dimenticati", ha detto Carli. "Penso in primo luogo alla figura del grande genetista italiano, Nazareno Strampelli, precursore della Rivoluzione Verde, colui che ha gettato le basi per i nuovi metodi di innovazione vegetale".
"Il settore sementiero in Italia investe in ricerca e sviluppo il 15% del fatturato annuale, con l'obiettivo di dare vita a varietà che possono generare valore aggiunto per tutta la filiera", ha aggiunto Carli. "La sfida di garantire entro il 2050 l'accesso al cibo a 10 miliardi di persone sta diventando centrale nel dibattito pubblico. È necessario ora un passo ulteriore e fare capire all'opinione pubblica che per vincere questa sfida c'è bisogno dell'innovazione vegetale e che dunque il contributo dell'industria sementiera è fondamentale".
Tra i relatori che hanno preso posto sul palco dopo il presidente Carli c'è stata Vittoria Brambilla, ricercatrice dell'Università degli studi di Milano, che ha spiegato quali potenzialità ha il genome editing e la tecnologia Crispr-Cas9. "Questo metodo è in grado di guidare delle mutazioni o delle inserzioni puntiformi all'interno dei genomi delle specie vegetali e quindi è in grado di fare del miglioramento genetico preciso e veloce", ha spiegato Vittoria Brambilla.
"Inoltre, a differenza delle tecniche di genome editing precedenti, Crispr-Cas9 è molto semplice da utilizzare. Anche piccole imprese sementiere possono finanziare un miglioramento genetico dotandosi di un laboratorio di biologia molecolare".
L'innovazione è spesso dentro al seme, nella sua genetica. Ma anche ciò che sta attorno è sempre più importante. Ed è il messaggio che ha voluto lanciare Cesare Accinelli, ricercatore dell'Università degli studi di Bologna, che ha parlato del futuro della concia. "Stiamo lavorando a nuove tecnologie per ridurre il rilascio di polveri durante il processo di semina", ha spiegato Accinelli. "Stiamo sviluppando coperture a base di polimeri innovativi, come le bioplastiche, per permettere di applicare al seme principi attivi o anche microrganismi utili riducendo la produzione di polveri".
Ad ispirare la platea ci ha pensato Massimiliano Franz, head of communication di Carraro Group, che ha provato a guidare la platea verso una nuova concezione dell'innovazione. "L'innovazione coinvolge l'impresa a 360 gradi e per avere successo deve venire da tutti i dipartimenti, non solo dalla Ricerca e Sviluppo. L'innovazione per essere significativa deve avere a che fare con una rivoluzione organizzativa dell'impresa nel suo complesso. E' necessario dunque creare una task force che consenta di mettere assieme le varie funzioni aziendali perché tutti possono contribuire al cambiamento".
Spesso quando si parla di innovazione in agricoltura l'immaginazione va ai droni. E durante l'evento organizzato da Assosementi non potevano certo mancare i velivoli senza pilota. "I droni offrono potenzialità enormi per l'agricoltura: dal monitoraggio delle colture fino alla difesa", ha spiegato Romeo Broglia, amministratore delegato di Aerodron. "Gli ostacoli alla loro diffusione sono normativi e soprattutto economici. Ci sono molti paesi in cui i droni sono impiegati in agricoltura, ma l'Italia non è l'Argentina o il Brasile. La nostra esperienza ci insegna che per le aziende agricole nostrane è ancora difficile sostenere i costi di innovazione".
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