Continua il trend negativo per il passivo generato dall'interscambio per la bilancia commerciale cerealicola italiana. Analizzando il nuovo report sui dati Anacer al 30 settembre, nei primi nove mesi dell'anno il valore dell'esborso in valuta per l'import si attestato sui 4.891,2 milioni di euro, in crescita rispetto ai 4.372,10 euro dello stesso periodo di riferimento 2020, mentre risulta in calo il fatturato da export, con introiti per 2.993,5 milioni di euro, lievemente inferiore rispetto ai 3.084,6 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso.

Per questo e in particolare per l'aumento del valore dell'import, il deficit della bilancia commerciale risulta in forte rialzo, passando dai -1.287,5 milioni del periodo gennaio-settembre 2020 ai -1.897,70 milioni dello stesso periodo 2021.

Andando nel dettaglio, a livello quantitativo, l'import di cereali e prodotti derivati è diminuito nelle quantità di quasi 1,2 milioni di tonnellate in meno (-7,4%). Nonostante questo calo il valore è cresciuto di 519 milioni (+11,9%), in particolare a causa del forte aumento dei prezzi rispetto alla campagna commerciale 2020. Si registrano forti cali di import per il grano duro (-550mila tonnellate), mais (-490mila tonnellate), grano tenero (-266mila tonnellate), mentre sono cresciuti orzo (+76mila tonnellate) e avena (+2.500 tonnellate), oltre a semi e frutti oleosi (+186mila tonnellate), mangimi (67mila tonnellate), prodotti trasformati (+32mila tonnellate) e riso (+2400 tonnellate).

Sul fronte export scendono sia i quantitativi (-310mila tonnellate, -8,5%) che gli introiti (-3%). A impattare di più la riduzione dell'export di pasta alimentare (-14%), equivalenti a un calo di fatturato di 177,4 milioni di euro. Segnali negativi anche per l'export di riso (-9%) e prodotti trasformati (-18,6%). Le esportazioni in crescita riguardano i mangimi a base di cereali (+6,7%), i cereali in granella (+85%) dovuti alla forte mancanza di cereali all'estero, e la farina di grano tenero (+12,7%).