Ribassi per i prezzi dei principali cereali scambiati nel mercato nazionale sono stati rilevati dalla Borsa merci telematica italiana nella sua analisi mensile sull’andamento del mercato cerealicolo all’ingrosso. L’unica eccezione è rappresentata dal mais, i cui valori, a gennaio, non hanno presentato rilevanti variazioni rispetto al mese di dicembre.

Per i frumenti nazionali hanno pesato sia i fondamentali di mercato caratterizzati dall’offerta superiore ai consumi, sia le aspettative di crescita delle superfici coltivate.

Gli ulteriori cali osservati a gennaio (-3,1% su base mensile) hanno fatto scendere le quotazioni del frumento duro (fino) sui 258 euro/tonnellata, giunte a toccare i minimi da novembre 2013.

Prezzi in discesa a gennaio anche per i frumenti teneri. In particolare i ribassi mensili hanno colpito sia le varietà nazionali (-1,5% per il pianificabile) che estere (-1,5% per il North Spring di provenienza nordamericana). Segno meno anche rispetto allo scorso anno (-9,9% per il pianificabile nazionale, -13,3% per il North Spring). Gennaio, tra l’altro, ha messo in evidenza una flessione anche dei prezzi dei derivati dei frumenti, più marcata per la semola rispetto alla farina.

Per le quotazioni del mais nazionale, invece, si è registrata maggiore stabilità (+0,9% rispetto a dicembre); l’analisi di Bmti ha infatti rilevato un +12,9% rispetto allo scorso anno.