Il punto della situazione
L'ondata artica che ha investito negli ultimi giorni il continente europeo è davvero degna di nota. La concomitanza di alcuni fattori ha favorito il trasferimento di un vastissimo pozzo di aria gelida, solitamente stazionante sul Polo Nord, dapprima sull’Asia e successivamente anche sull’Europa.Scorrendo sulla terraferma il freddo ha potuto conservare tutte le caratteristiche del caso catapultando molti Stati in un vero e proprio freezer, infrangendo localmente record storici.
Nell'Artico però le cose non vanno altrettanto bene, perché sta avvenendo l'esatto opposto: nel mese di febbraio si sono registrate temperature (positive) record mai rilevate dal 1958. A Cape Morris Jesup, per esempio, nell'estrema punta settentrionale della Groenlandia non molto lontano dal Polo Nord, la temperatura è salita al di sopra dello zero per ben cinque volte, evento straordinario avvenuto - da quando si rilevano i dati - solamente nel febbraio 2017 e 2011.
Una situazione drammatica affligge quindi l’emisfero Nord, mandando in crisi i grandi ghiacciai presenti.
Analisi
L'aria artica, come previsto anche nell’ultimo appuntamento, sta guadagnando terreno sull’Europa poco oltre l’arco alpino. E’ attirata verso l'Atlantico da un vortice di bassa pressione ora ubicato a ridosso del Portogallo, depressione che andrà ad approfondirsi ulteriormente - ricevendo l'alimentazione gelida - e che accelererà la spinta dell’onda ciclonica carica di aria umida e mite verso il Mediterraneo centrale.La massa d'aria mite ha già raggiunto l’Italia, ma trovando in loco aria molto gelida e quindi pesante come quella siberiana, non può che evitarla andando a scorrere inizialmente al di sopra di essa. La conformazione orografica localmente permetterà l’accumulo di ingenti quantitativi di neve, attivando così per alcune zone l’evento più importante della stagione, come ad esempio la Pianura Padana.
I sistemi nuvolosi si muoveranno da sudovest verso nordest, con precipitazioni più persistenti e consistenti tra Emilia, basso Piemonte e zone interne dell'Appennino settentrionale.
Evoluzione
La parola d’ordine per il medio termine resterà sempre la dinamicità. Questo status meteo-climatico si traduce spesso in variabilità - tipica nelle fasi di passaggio stagionale - quindi la nostra Penisola potrebbe trovarsi spesso a fare i conti con veloci cambiamenti del tempo atmosferico. Non mancheranno ondate di maltempo talvolta consistenti e sostenute da repentini sbalzi termici, perché il freddo comunque non verrà del tutto archiviato e non sarà difficile trovarlo ancora poco oltre confine.Ora però le dinamiche resteranno orientate su un temporaneo ritorno delle perturbazioni atlantiche, segnatamente per la prima decade di marzo, quando potrebbero successivamente intervenire i primi scambi meridiani tipici della primavera.
Il freddo tornerà facilmente sul Mediterraneo, anche se non sarà minimamente paragonabile all'attuale gelo siberiano.
Dinamicità: temperature sulle montagne russe
Come già ricordato una delle caratteristiche più salienti della dinamicità è l'alternanza tra periodi più miti e periodi freddi. Statisticamente il mese marzo può difatti regalarci interessanti parentesi invernali e contemporaneamente le prime mitezze dell'imminente stagione primaverile.Le tendenze nel lungo termine si orientano verso repentini riscaldamenti intervallati da altrettanti raffreddamenti. Come descritto nelle previsioni stagionali dopo il giro di boa mensile il quadro potrebbe orientarsi verso un sensibile sotto media, frutto di una cospicua e robusta irruzione fredda che darà luogo - se fosse confermata - all’ultimo colpo di coda dell'inverno.
Vuoi saperne di più su meteo e cambiamenti climatici? Leggi l'approfondimento relativo alla 7° Giornata della meteorologia organizzata da Datameteo.com
Scopri l'evento su Facebook