Il prezzo del grano è salito del 50% nell'ultimo mese facendo registrare il più rapido incremento degli ultimi trenta anni per effetto del caldo in Russia che oltre agli incendi ha distrutto quasi dieci milioni di ettari di coltivazioni di grano nel centro dell'ex impero sovietico dove la produzione è stimata al di sotto dei 50 milioni di tonnellate (-27% rispetto allo scorso anno).

E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che alla chiusura del Chicago board of trade, il punto di riferimento delle contrattazioni internazionali, il prezzo del grano ha registrato un balzo verso l'alto del 4% in un solo giorno raggiungendo i 7,3 dollari per bushel (0,21 euro al chilo) per i future con consegna a dicembre 2010. Si tratta del valore più alto fatto registrare nell'ultimo anno anche se ancora al di sotto, precisa la Coldiretti, dei livelli fatti segnare nell'estate 2008 quando sono stati raggiunti i 10,5 dollari bushel.

A far salire le quotazioni mondiali sono le previsioni di un calo del raccolto dovuto alle alte temperature e alla mancanza di precipitazioni in Russia ma anche in Paesi come l'Ucraina ed il Kazakistan. Si tratta di tre Paesi che fanno parte della top ten degli esportatori mondiali ai quali si aggiunge il Canada dove la forte pioggia durante le semine fa temere un calo della produzione.

In Italia si è verificato un calo delle superfici coltivate dell'1% per il grano duro destinato alla produzione di pasta e del 5% per quello tenero per il pane secondo il bollettino Agrit del ministero delle Politiche agricole, determinato però dai bassi prezzi riconosciuti ai coltivatori che sono scesi - sostiene la Coldiretti - al di sotto dei costi di produzione. Secondo i dati Ismea la campagna 2008/09 si è conclusa con prezzi all'origine diminuiti rispetto a quella precedente, del 41% per il grano duro. Un effetto - continua la Coldiretti - delle speculazioni favorite anche dalla possibilità di spacciare come Made in Italy la pasta ottenuta dal grano importato dal Messico, Turchia o Kazakistan come purtroppo spesso accade. Il risultato è che un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero ma i consumatori non lo sanno e per questo la Coldiretti chiede che venga indicata in etichetta l'origine del grano utilizzato.

Per combattere le speculazioni e garantire l'origine del grano impiegato nella pasta e nel pane italiano è stata costituita all'inizio di luglio la più grande società di europea di trading dei cereali di proprietà degli agricoltori, che - riferisce la Coldiretti - avrà il compito di gestire oltre 20 milioni di quintali di prodotto tra grano duro destinato alla produzione di pasta, grano tenero per il pane, girasole e soia, esclusivamente di origine italiana e garantiti non Ogm. La società denominata 'Filiera agricola italiana' è partecipata da 18 consorzi agrari, 4 cooperative, 2 organizzazioni dei produttori, una società di servizi di Legacoop e Consorzi agrari d'Italia ed avrà il compito di gestire la contrattualistica nella coltivazione e nella commercializzazione dei seminativi prodotti in tutto il Paese.