Il giorno dopo la presentazione del piano di rilancio per la cerealicoltura in Italia, illustrato dal ministro Maurizio Martina ieri, 20 luglio 2016, durante la riunione urgente del tavolo nazionale della filiera cerealicola convocato dopo il crollo delle quotazioni del grano, fioccano le prese di posizione delle organizzazioni agricole e degli industriali molitori e pastai, tutte improntate a generale soddisfazione, anche se con molte riserve da parte di Cia e Coldiretti.
Soddisfazione piena viene invece espressa da Alleanza cooperative italiane, Italmopa e Confagricoltura, che propone suggerimenti tecnici sul come strutturare la Commissione unica nazionale per il prezzo del frumento duro.
 
"Le misure annunciate dal ministro Martina, pur andando nella giusta direzione, rischiano di essere insufficienti e tardive, considerato il livello di sofferenza raggiunto nelle campagne. I produttori di grano continuano a essere oggetto di un'azione di speculazione che non ha precedenti, con il grano duro pagato anche 180 euro la tonnellata, largamente al di sotto dei costi produttivi, e perdite fino al 50% sulla scorsa campagna di commercializzazione - afferma la Cia - agricoltori italiani, da dove si sottolinea -  senza un'inversione di marcia sui prezzi pagati agli agricoltori e senza un freno immediato alle importazioni spregiudicate dall'estero, il rischio che si corre è quello di una progressiva marginalizzazione della produzione di grano in un Paese che, paradossalmente, esporta il 50% della pasta che produce".
 
La Cia dal canto suo propone: "Bisogna favorire una maggiore aggregazione dell'offerta e serve che i Consorzi agrari tornino a fare il loro lavoro. Perché oggi, invece di stoccare il prodotto, lo immettono sul mercato, accrescendo di fatto la pressione sui prezzi, con comportamenti di tipo speculativo e anticoncorrenziale. Inoltre, è necessario incentivare da subito accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa redistribuzione del valore e ottenere la massima trasparenza nella formazione del prezzo".
 
Soddisfazione a metà viene espressa da Coldiretti, che ammette: "Dopo la mobilitazione sono arrivati i primi risultati con l’accoglimento di alcune importanti richieste da parte del ministro Martina, che ha tra l'altro preso l'impegno per la moratoria dei mutui, lo studio di un’assicurazione sul reddito, una contrattualistica più trasparente tra agricoltori e industria, una Commissione unica nazionale per la fissazione dei prezzi e l'immediata applicazione di un piano cerealicolo le cui risorse siano dedicate esclusivamente alle imprese che usano esclusivamente grano italiano".
 
Per Coldiretti è stato fatto solo un primo timido passo: "Serve ora più trasparenza sul mercato con l'obbligo di indicare in etichetta l'origine del grano impiegato nella pasta e nel pane, ma è anche necessario estendere i controlli al 100% degli arrivi da Paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero".
 
Le proposte di Martina piacciono a Confagricoltura, che commenta: "Il settore cerealicolo si rafforza e rilancia con iniziative a medio e lungo termine, senza dimenticare però la fase attuale di emergenza in cui si registrano ricavi al di sotto del punto di pareggio del conto colturale; la situazione critica riguarda il grano duro ma anche quello tenero ed in generale l'intero comparto cerealicolo. Ringraziamo il ministro che ha recepito alcune sostanziali richieste avanzate dalla nostra organizzazione. Si è partiti con il piede giusto, ma serviranno investimenti più cospicui che dovranno andare a beneficio del prodotto nazionale e non certo di quello importato".  
 
Sull'istituzione della Commissione unica nazionale per il prezzo del grano duro, Confagricoltura rimarca: "Dovrà prevedere un efficiente ed innovativo meccanismo telematico che contenga i dati sulle reali contrattazioni e che dovrà effettuare aggiornamenti quotidiani e non più settimanali. I suoi indici dovranno scaturire dall'analisi di contratti realmente stipulati ed eseguiti, che rappresentino una tendenza di riferimento per orientare i listini futuri.
Dovranno essere rilevati in tempo utile gli investimenti produttivi (ricavati dai fascicoli dei produttori), i flussi di import/export e le giacenze a livello nazionale; a questo fine andrà resa altresì obbligatoria la comunicazione annuale delle scorte di cereali al 31 maggio"
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In prospettiva, ad avviso di Confagricoltura, bisognerà investire maggiormente nella ricerca e sperimentazione, in particolare per il miglioramento varietale del  frumento duro.
 
"Siamo soddisfatti perché, tra le proposte presentate oggi al tavolo, sono state prese in considerazione molte delle richieste della cooperazione come la migliore organizzazione di filiera per la conclusione di accordi tra produzione e industria di trasformazione e un maggiore finanziamento a innovazione e ricerca, in merito alla quale le strutture cooperative possono fungere da partner per la divulgazione dei risultati".
Così Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari, al termine del tavolo nazionale della filiera cerealicola che ha visto anche la partecipazione della coordinatrice del settore grandi colture dell'Alleanza delle cooperative, Patrizia Marcellini.
 
Positiva la posizione di Italmopa, che raggruppa gli industriali molitori e pastai di Confindustria, perché la ricetta per il rilancio della filiera frumento, presentata da Ivano Vacondio, presidente dell'organizzazione, si basa su due concetti ben precisi: ammodernamento e ampliamento delle strutture di stoccaggio e realizzazione di filiere corte, due argomenti ben presenti nelle proposte di Martina.
 
Secondo il presidente Vacondio: "Appare assolutamente necessario intervenire, in primis, contribuendo all'ampliamento delle strutture di stoccaggio, attualmente inadeguate a far fronte alle esigenze della produzione agricola e dell'industria della trasformazione. Quest'anno il raccolto è risultato quantitativamente eccezionale, 9 milioni di tonnellate di frumento tenero e duro a fronte di un raccolto medio di 7 milioni di tonnellate.
Questa situazione ha generato una forte pressione dell'offerta che non ha potuto appoggiarsi a strutture di stoccaggio che avrebbero garantito una immissione più graduale della produzione sul mercato".

 
Parimenti, l'ammodernamento delle strutture di stoccaggio esistenti dovrebbe consentire di separare i lotti di frumento in funzione delle loro caratteristiche qualitative, consentendo in tal modo di valorizzare il prodotto di migliore qualità.
"Inoltre - conclude Vacondio - l'investimento sulle strutture di stoccaggio, ivi comprese quelle dell'industria molitoria, potrebbe favorire lo sviluppo di filiere corte e di rapporti diretti tra produttori agricoli e la stessa industria molitoria consentendo, attraverso l'eliminazione di passaggi intermedi, di evitare un aggravio dei costi che attualmente penalizza ambedue gli attori della filiera".