E’ ancora in corso la trattativa tra produttori e aziende di trasformazione per definire il prezzo del pomodoro da industria in vista della prossima campagna. Un prezzo che avrebbe già dovuto essere fissato per consentire alle aziende la programmazione colturale e che rimane, invece, un importante nodo da sciogliere. E si tratta di una produzione certamente fondamentale per l’economia agricola ferrarese. L’investimento a pomodoro da industria è cresciuto nel 2015 – in base ai dati forniti da Agrea e Cso ed elaborati da Provincia di Ferrara Settore ambiente e agricoltura – del 6% con oltre settemila ettari coltivati. Un incremento a due cifre, inoltre, per la Plv, Prodotto lordo vendibile, passata da 37 milioni di quintali a poco più 42 milioni, il 13% in più rispetto al 2014. Considerando che l’intera Plv provinciale, calcolando le principali coltivazioni, è di circa 447 milioni di quintali di prodotto si può benissimo comprendere il grande valore economico e reddituale rappresentato dal pomodoro da industria, circa l’8% della produzione agricola del territorio, la terza dopo il pero e il mais da granella.

E' assolutamente irricevibile la proposta dei trasformatori di pagare il pomodoro 75 euro/t, quasi 15 euro in meno rispetto alla campagna dello scorso anno, si legge in una nota di Cia Ferrara. Una quotazione al ribasso che, secondo gli industriali, sarebbe giustificata dagli stock di prodotto ancora nei magazzini e dunque a problemi di commercializzazione. Ma, secondo l’associazione ferrarese, non solo non è possibile accettare un prezzo così basso ma queste difficoltà di filiera e il ritardo nella determinazione del prezzo – che gli altri anni era già fissato in questo periodo – mettono in grave difficoltà i produttori che si trovano a dover fare scelte colturali letteralmente alla cieca.

"La trattativa rischia di penalizzare fortemente i produttori – spiega Sergio Vassalli, coordinatore dei giovani agricoltori Cia e produttore di pomodoro nel mesolano –. Siamo preoccupati perché la trattativa sul prezzo non sta solo bloccando l’intera filiera ma la programmazione necessaria alle aziende per pianificare gli investimenti a pomodoro. Siamo quasi a marzo e ancora non sappiamo se produrre pomodoro ci darà un reddito, perché l’industria di trasformazione sta scaricando su di noi l’intero rischio di impresa, anziché distribuire il valore in maniera più equa. Non si può, inoltre, giocare sempre al ribasso, puntando ad esempio sulla manodopera sottocosto, perché il rischio è un sistema produttivo non virtuoso che utilizza forme di lavoro non eticamente corrette, favorendo il caporalato. Noi produttori chiediamo, dunque, che venga stipulato un accordo pluriennale con l’industria di trasformazione che definisca con coerenza le superfici da investire a pomodoro, in base anche alle richieste di mercato e un prezzo che riesca a garantire la copertura degli investimenti e una redditualità meno incerta per un comparto così strategico per l’agricoltura ferrarese".