E' questo lo scenario di questa "estate di San Martino", soprattutto per quanto riguarda le Regioni del nord. Il colpo di scena potrebbe arrivare verso il 20 novembre quando il tempo dovrebbe cambiare e potremmo così dire addio al gigantesco anticiclone che ha portato sole e temperature quasi estive sulla Penisola. Alcuni modelli previsionali indicano l'ultima decade di novembre come momento spartiacque prevedendo l'arrivo di un corridoio gelido di aria fredda, direttamente dalla Russia, assistendo così ad un graduale e repentino calo termico su tutta la nostra penisola.
Ma questo andamento climatico è veramente così anomalo? E che danni sta provocando all'agricoltura? AgroNotizie ha chiesto ad alcuni tecnici e produttori dell'areale romagnolo di dare una loro opinione.
"Al momento non creerei allarmismi - Valerio Bucci, responsabile tecnico di Terremerse - anche se le temperature sono sicuramente superiori alla media. Il grano sta crescendo bene, anche se il rischio è quello che si sviluppi troppo velocemente e che risulti troppo ricco d'acqua prima che arrivi l'inverno. Inoltre la mancanza di freddo sta impedendo la caduta delle foglie nelle piante da frutto. Oggi non vedo particolari problematiche produttive. Se nei prossimi mesi le temperature non calassero allora si che potrebbero nascere dei problemi: uno tra tutti il non riuscire a soddisfare le ore di freddo".
"Le temperature sono sicuramente più alte della media stagionale - spiega Andrea Grassi, responsabile tecnico di Apofruit -. Ma c'è da dire che abbiamo avuto in passato altre situazioni di questo tipo. Al momento però sono più i vantaggi che gli svantaggi. Bisognerà capire cosa succederà nel prossimo futuro: se potremo soddisfare il fabbisogno in freddo delle piante e se le temperature saranno adatte a combattere naturalmente insetti e patologie. Siamo in una fase dell'anno i cui i problemi legati al clima possono essere più dannosi per i consumi che per la parte agronomica e colturale".
"Sento i vecchi e dicono che poi la situazione non è così anomala - spiega Daniele Neri, agricoltore e vivaista di Reda (Ra) -. E' successo ancora un novembre con questo caldo. Allo stato attuale non ci sono grandi problemi. I problemi potrebbero esserci se questo caldo continuasse. Ad esempio le piante tendono a ritardare la fase di riposo vegetativo e tendono ad assimilare troppo azoto nelle riserve. La conseguenza potrebbe essere sia produttiva che nella manifestazione di gommosi in primavera. Se un problema lo vogliamo trovare potrebbe esserci per le piante in vivaio che tendono a non lignificare e a non avere la caduta delle foglie che permette al vivaista di portare le piante in campo".
"Autunni belli caldi me li ricordo bene - spiega Massimo Scozzoli, produttore di Forlì -, quando raccoglievo il kiwi in novembre in maglietta a maniche corte. Non credo quindi che ad oggi ci siano particolari problemi. L'importante è che a dicembre-febbraio ci sia il freddo che serve, con quelle belle temperature che arrivano anche a -5 gradi nella notte. Con queste temperature gli agricoltori hanno potuto lavorare al meglio senza problemi e senza sosta.
Il vero problema è se queste temperature si manterranno anche nei prossimi mesi: potremmo avere ripercussioni sia sulla produzione che sulla difesa, con un clima mite che non favorisce il naturale controllo delle popolazioni di insetti. Un esempio tra tutti è la cimice marmorizzata che tanti danni sta arrecando nei pereti nel modenese e che potremmo presto ritrovare anche nelle nostre zone".