Così Assosementi che accoglie con soddisfazione la nuova proposta, finalizzata a rendere più rigoroso il rispetto dei principi stabiliti per le produzioni con metodo biologico, anche se il presidente di Assosementi Guido Dall’Ara ricorda che “già in precedenza, a partire dal primo regolamento n. 2092/91, era stato previsto un termine per la deroga sulle sementi e gli altri materiali di moltiplicazione vegetativa, poi più volte procrastinato. Auspichiamo che tale situazione non si riproponga, per la credibilità del settore, ma anche per l’ottima occasione che si apre alle nostre produzioni sementiere, sicuramente avvantaggiate dalle condizioni climatiche e dalla nostra abilità professionale”.
“A chi accusa il settore sementiero di non produrre sufficienti sementi biologiche, rispondiamo - continua Dall’Ara - che è la mancanza di domanda per via della scappatoia della deroga a non fare decollare il settore. Siamo di fronte a un paradosso: l’Italia è il primo Paese produttore di sementi biologiche, ma è anche quello con il più elevato ricorso alle deroghe, tanto che la prevalenza delle produzioni di sementi biologiche, sotto contratto, viene realizzata per altri Paesi”.
Secondo gli ultimi dati disponibili della banca dati sulle sementi biologiche gestita dal Cra-Scs (ex Ense), nel 2012 sono state concesse quasi 30.000 deroghe, a fronte di oltre 35.000 richieste e di una base di circa 42.000 agricoltori censiti in biologico, sparsi sul territorio nazionale. Nel 2011 la moltiplicazione in Italia di sementi biologiche ha interessato per le specie soggette a certificazione ufficiale quasi 7.600 ha, il 4,8% della superficie totale, con alcune specie come frumento duro, farro, cece e diverse foraggere che hanno una quota in biologico nettamente superiore e tale da ritenere già ampiamente soddisfatta la disponibilità di sementi prodotte con metodo biologico, tanto che l’abrogazione dello strumento della deroga potrebbe essere già anticipato.
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Fonte: Assosementi