“Le ragioni di una riduzione delle superfici adibite a mais – rende noto Enzo Cattaneo, segretario generale di Confai Academy – sono da ricollegare principalmente ai risultati non certo incoraggianti dello scorso anno, caratterizzato da un andamento climatico imprevedibile e assai sfavorevole. Gli imprenditori sono inoltre in parte intimoriti dalla probabilità, sempre presente negli ultimi anni, di attacchi di piralide o di diabrotica. La produzione maidicola dovrebbe comunque far registrare una sostanziale tenuta in tutte quelle aree in cui essa è collegata alle esigenze del comparto zootecnico e all’approvvigionamento degli impianti agro energetici”.
“I produttori sono ancora scoraggiati per le performance negative del 2013 - osserva il numero uno di Abia-Confai, Leonardo Bolis -. Nondimeno la flessione pronosticata non intaccherà il primato del mais nella nostra provincia, che anche per il 2014 si manterrà comunque sopra la soglia dei 20.000 ettari complessivi di superficie coltivata”. Secondo Confai Academy le superfici non più coltivate a mais potrebbero essere destinate, almeno in parte, alla coltivazione di soia, che in tempi recenti si era attestata nella provincia su limitati livelli di semina, pari a circa 300 ettari.
“La principale criticità per la coltivazione del mais in Bergamasca – conclude Bolis – rimane comunque quella della disponibilità idrica e dei costi che l’irrigazione comporta. Le rilevazioni effettuate mostrano che nel 2013 la cifra complessiva investita dagli agricoltori bergamaschi per l’irrigazione del mais ha superato abbondantemente la soglia complessiva dei 10 milioni di euro”.
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Fonte: Confai