Questa la posizione di Confai sul Ddl Stabilità che, secondo la confederazione, avrà pesanti ricadute in Italia e sopratutto in Pianura Padana. Un provvedimento che, secondo il presidente Leonardo Bolis, "è da rispedire al mittente, perché finisce con l'affossare l'agricoltura e penalizzare pesantemente le imprese agricole ed agromeccaniche".
"Solo negli ultimi due anni il gasolio agricolo, essenziale per il lavoro nei campi e nelle serre, ha fatto segnare un aumento di prezzo di oltre il 40% – dichiara Bolis –. Ora, con il nuovo provvedimento dell'esecutivo nazionale, si riducono di un ulteriore 5% i già risicati quantitativi di gasolio agevolato concessi alle aziende: ciò equivale, di fatto, a distruggere definitivamente l'agricoltura professionale e le imprese che producono per un Paese con una bilancia agroalimentare già in deficit".
Confai ricorda inoltre che la riduzione del 5% dei consumi medi standardizzati fa riferimento ad una norma risalente al 2001, con uno scenario economico-congiunturale totalmente diverso da oggi.
"Da allora – specifica il coordinatore nazionale della confederazione, Sandro Cappellini – sono cambiate sia la tipologia delle lavorazioni, con l'introduzione dell'agricoltura conservativa, che le macchine agricole, compresa la loro potenza".
Secondo Confai è pertanto auspicabile che la norma venisse rivista, mediante il coinvolgimento di alcuni degli enti che gravitano attorno all'agricoltura (Enama, istituti di ricerca, Università) incaricandoli di determinare periodicamente l'effettivo consumo delle macchine in rapporto alle lavorazioni in cui vengono impiegate. Ciò porterebbe, secondo Confai, ad avere dati certi sui consumi, garantendo equità nell'assegnazione del carburante agricolo.
L'organizzazione professionale presieduta da Leonardo Bolis non contesta, nell'assegnazione del carburante, il metodo basato in via esclusiva sui dati riguardanti i terreni contenuti nel fascicolo gestito da Agea o dai vari sistemi informatici delle regioni (come ad esempio il Siarl).
"Questo, però, a patto che le notizie inserite rispondano all'effettiva consistenza aziendale, attestata da documentazione regolarmente registrata presso l'Agenzia delle Entrate (atti di acquisto, contratti di affitto, comodati o altre forme) – specifica Confai – e non da semplici dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, la cui veridicità difficilmente viene controllata e che portano al moltiplicarsi a dismisura della superficie agraria".
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Fonte: Confai